Il romanzo tra fine Ottocento e primo Novecento
In sintesi
Redazione De Agostini
Il romanzo fra Ottocento e Novecento | La crisi del positivismo e i nuovi valori apportati dalla psicologia, dalla filosofia e dall'antropologia conducono il romanzo inglese verso forme più individuali, in cui la profondità dell'analisi interiore prevale sull'estensione narrativa. |
James | Henry James (1843-1916), nato a New York, si trasferisce a Londra, diventando cittadino britannico. |
Le opere principali | Roderick Hudson (1875), L'americano (1877), Gli europei (1878), Daisy Miller (1879), L'ereditiera (1881), Ritratto di signora (1881), La principessa Casamassima (1886), I bostoniani (1886). |
Temi e stile | Il tema principale della sua prima produzione è la scena internazionale, il conflitto fra la civiltà tollerante, sofisticata e talvolta corrotta dell'Europa e il rigido puritanesimo e il fervente idealismo dell'America. Le opere della maturità si caratterizzano per un'acuta analisi dei mezzi tecnici e formali. Per lui il romanzo deve rappresentare la vita sociale e quella psicologica dell'uomo. I suoi personaggi sono il più possibile indipendenti dal narratore. Ampio spazio è lasciato al dialogo. |
Conrad | Joseph Conrad (1875-1924), di origine polacca, viaggiò molto al servizio della Marina francese e di quella mercantile britannica. |
Le opere principali | Lord Jim (1900), Cuore di tenebra (1902), Nostromo (1904), Vittoria (1915), Linea d'ombra (1917). |
I temi | La conoscenza di molti paesi permette all'autore di descrivere nei suoi romanzi situazioni e personaggi reali; la passione per il mare, che nei suoi aspetti violenti ricorda le tempeste psicologiche dell'animo umano; la solitudine dell'uomo. |
La scuola naturalistica | La tendenza dominante della prosa inglese all'inizio del Novecento è orientata verso il naturalismo. |
Wells | Herbert George Wells (1866-1946), autore di romanzi fantascientifici (La macchina del tempo, 1897; L'uomo invisibile, 1897; La guerra dei due mondi, 1898) e di romanzi-saggio su problemi sociali. |
Galsworthy | John Galsworthy (1867-1933), autore del popolarissimo ciclo di romanzi La saga dei Forsyte, che narra l'evoluzione economica, sociale e psicologica di una famiglia dell'alta borghesia vittoriana, e di opere teatrali che si ispiravano a Ibsen. Premio Nobel (1932). |
Bennett | Arnold Bennett (1867-1931), seguace dei naturalisti francesi, descrive nelle sue opere la tipica società piccolo-borghese delle aree industriali. |
Forster | Edward Morgan Forster (1879-1970), nato a Londra da una famiglia borghese, frequentò gli intellettuali di idee liberali e anticonformiste. Forster descrive ambienti e situazioni tipicamente borghesi, esprimendo al tempo stesso rifiuto per le convenzioni vittoriane e simpatia per la generosità, l'istintività e la passionalità italiane. Tema centrale dei suoi romanzi (fra cui Camera con vista, 1908; Casa Howard, 1910; Passaggio in India, 1924, suo capolavoro; Maurice, 1971 postumo) è la difficoltà nelle relazioni umane. |