John Donne e la "poetry of wit"

Le opere

Le sua produzione poetica, a eccezione delle due elegie Anniversaries (Anniversari, 1611-12) e di due testi di minore importanza, fu pubblicata postuma, la maggior parte nel 1633, benché già circolassero in manoscritti mentre egli era in vita i suoi Poems (Poemi). Argomento fondamentale della sua poesia è l'amore, sia per una donna, sia di origine divina. Nella prima fase della sua vita le composizioni furono principalmente ispirate dall'amore terreno, con stati d'animo che spaziavano dalla vera e propria sensualità a un amore di tipo petrarchesco, intrecciando, nelle migliori, passione fisica ed estasi spirituale. Donne rifiuta sia il dualismo medievale di anima e corpo, sia l'atteggiamento ascetico dell'amante petrarchesco; significative in tal senso sono le composizioni The good-morrow (Il buongiorno), The sunne rising (Il sorgere del sole), The canonization (La canonizzazione). Dopo l'ordinazione Donne compose poesie religiose i cui temi principali sono il peccato, la morte e la salvezza. I diciannove Holy sonnets (Sonetti sacri), l'Hymn to God the Father (Inno a Dio Padre), l'Hymn to Christ (Inno a Cristo) dipingono gli stati d'animo, le paure, i conflitti interiori e le speranze del poeta.

L'abilità di Donne in tutte le sue composizioni consiste nella capacità di fondere le sottigliezze dell'ingegno, tradotte spesso in iperboli, giochi di parole (puns), paradossi e falsi sillogismi, con i sentimenti più appassionati; le immagini non sono mai insistite tanto da diventare tema dei componimenti, ma scorrono in rapida successione, spesso cambiando il campo di riferimento.

Come è stato detto dal poeta e saggista statunitense Allen Tate, John Donne prende le idee e "le pone in conflitto l'una con l'altra, come fossero i personaggi di un dramma". Se fino a lui la lirica inglese era stata sostanzialmente effusione del sentimento, in Donne essa diviene espressione di un conflitto interiore, intellettuale più che sentimentale. La sua poesia, come la sua vita (ora libertino ora ascetico, opportunista e nemico del compromesso, affascinato e terrorizzato dalla morte), è l'espressione costante di una serie di contraddizioni, del continuo contrasto fra opposti pensieri e concezioni, opposti sentimenti, opposti vocaboli, metri e costrutti. Da qui la qualità drammatica e la vitalità della sua poesia. Egli riprese i giochi costruiti sui contrasti retorici dei petrarchisti e degli eufuisti del tardo Cinquecento, ma ne estese l'uso puramente retorico e acrobatico a qualcosa di più seriamente legato alla profonda contrapposizione degli opposti nell'animo umano, infondendo nelle raffinate forme espressive già note una vita nuova e rivoluzionaria. La sua reazione allo stile spenseriano non assunse quindi, come in Ben Jonson, la forma di recupero delle simmetrie dei classici, ma fu piuttosto una descrizione dei sentimenti personali abilmente combinata con immagini realistiche e ingegnose.

Proprio in questa fusione di stile colloquiale e concettoso, di pensiero e sentimento, va vista l'originalità della poesia sua e dei suoi seguaci, che valse loro la definizione di "poeti metafisici" da parte di Johnson, dove "metafisico" non allude a un arido intellettualismo, ma a una particolare facoltà di penetrazione della realtà oltre il livello dei sensi, per raggiungere l'essenza dei problemi inerenti alla condizione umana e alle ambiguità che la tormentano.

Nel caso di Donne sarebbe forse più appropriata la definizione di "poesia dell'ingegno", che traduce l'espressione poetry of wit, la migliore definizione della sua poesia: un'arte poetica che si compiace nel combinare e avvicinare immagini diverse e nello scoprire occulte somiglianze in cose apparentemente dissimili. Mentre il wit eufuistico era una raffinata decorazione formale, in Donne esso è struttura stessa del pensiero, è il modo in cui si esprime naturalmente il conflitto interiore fra intelligenza e sensi.

La fama di Donne

La poesia "metafisica" di Donne conobbe subito una certa diffusione soprattutto nel campo della poesia religiosa; a lui sono riconducibili i cosiddetti "poeti metafisici" del tardo Seicento. Egli tuttavia raggiunse la vera e propria reputazione di poeta solo nel Novecento, quando nel saggio The metaphysical poets (I poeti metafisici, 1921) Thomas Stearns Eliot sottolineò la somiglianza fra il metodo poetico di Donne e quello dei poeti moderni, un metodo basato sulla capacità di fondere le esperienze più diverse, e riconobbe a Donne una delle più significative influenze sulla poesia moderna.