La poesia

La poesia "augustea"

Fra i poeti dell'età augustea non emersero personalità di primo piano: ricercatezza, disinvoltura e ispirazione ai modelli classici, soprattutto nei generi pastorale e satirico, caratterizzarono le loro opere. Alcuni poeti, poi, come John Dyer (1699-1757), John Philips (1676-1709) e Matthew Green (1696-1737), furono attratti dalla possibilità di applicare un linguaggio ricco di perifrasi poetiche a oggetti quotidiani e familiari per trarne effetti semicomici.

Matthew Prior

Matthew Prior (1664-1721) fu uomo di Stato e poeta, autore di odi, epistole, satire e poemetti di circostanza, nei quali espresse il suo scetticismo verso tutti i sistemi filosofici (Salomon on the vanity of the world, Salomone sulle vanità del mondo, 1718). Migliori risultano essere i suoi componimenti più brevi, quali A fable of the widow and her cat (Favola della vedova e del suo gatto, 1712) e The dove (La colomba, 1717), in cui fuse abilmente eleganza e volgarità, rispecchiando l'ideale formale degli scrittori augustei: l'essere al tempo stesso disinvolti e ricercati.

John Gay

John Gay (1685-1732) fu amico di Pope e di Swift e scrisse alcune composizioni satirico-burlesche, interessanti perché forniscono un quadro rappresentativo della società settecentesca. The shepherd's week (La settimana del pastore, 1714) raccoglie sei pastorali, parodia di idilli rustici, nelle quali la descrizione della vita rurale è comunque viva e convincente; Trivia, or the art of walking the streets of London (Trivia, o l'arte di camminare per le strade di Londra, 1716) presenta sempre elementi eroicomici ed è un'animata e realistica rappresentazione della vita nelle strade di Londra. Ma l'opera a cui Gay deve la sua fama è The beggar's opera (L'opera del mendicante, 1728), con la quale inventò la ballad opera, parodia del melodramma italiano e satira politica, ripresa nel XX secolo da B. Brecht.

James Thomson

James Thomson (1700-1748) fu l'autore più significativo del periodo. Nelle sue composizioni sulle stagioni Winter (1726), Summer (1727), Spring (1728) e Autumn (1730), pubblicate nel 1730 nella raccolta Seasons (Stagioni), rappresentò la natura nei diversi periodi dell'anno, alternando le descrizioni con meditazioni sull'uomo. Si notano nella sua poesia i debiti nei confronti delle Georgiche virgiliane, del blank verse di Milton, dei canoni classici e della filosofia sociale, ma emerge un nuovo sentimento della natura che incontrerà il gusto dei romantici. Un'altra interessante testimonianza di ricerca, nell'"età augustea", di nuovi modelli e orizzonti poetici è anche l'opera The castle of indolence (Il castello dell'indolenza, 1748), nella quale Thomson adottò la forma romanzesco-allegorica e la strofa spenseriana, ben consapevole dell'effetto semiumoristico, per il pubblico settecentesco, dell'uso di elementi di un lessico di Spenser. Egli fu anche autore di tragedie piuttosto convenzionali.