La prosa saggistica e il teatro

Il saggio e il giornalismo

La maggior parte della prosa scritta nel Settecento e in particolare nella seconda metà del secolo, a parte la produzione narrativa, fu opera di filosofi (quali David Hume), storici (come Edward Gibbon, 1737-1794, autore di una celebre storia sulla decadenza e la caduta dell'impero romano) e politici (quali Edmund Burke). Accanto a questa produzione abbondarono biografie, autobiografie, saggi, diari e lettere, ricca miniera di informazioni sulla vita sociale, intellettuale e artistica del periodo. Inoltre, già verso la fine del Seicento, la diffusione del giornalismo e del saggio periodico aveva dato l'avvio a un genere che conobbe ulteriore sviluppo nei primi anni del Settecento, quando vennero fondati periodici come "The Tatler" (1709), sostituito poi (1711) da "The Spectator", primi esempi di giornalismo moderno, rivolti anche ai ceti medi, oltre che ai letterati, con intenti divulgativi a carattere più generale sulla cultura e civiltà del tempo.

Richard Steele

Richard Steele (1672-1719), di origine irlandese, dopo un esordio con un trattato sul cristianesimo (1701) e con alcune commedie sentimentali di scarso valore (The funeral, Il funerale, 1701; The lying lover, L'amante bugiardo, 1703; The conscious lovers, Gli amanti coscienziosi, 1722), aventi tutte lo scopo di offrire esempi di virtù e onestà, iniziò la carriera di saggista e giornalista con la pubblicazione del periodico settecentesco più famoso, "The Tatler" (Il chiacchierone), i cui 271 numeri apparvero fra il 1709 e il 1711; intento della pubblicazione doveva essere quello di servire agli uomini politici, ovvero a tutti coloro che per il loro senso civico anteponevano le questioni di stato a quelle personali, ma Steele volle anche intrattenere i lettori in modo scherzoso e, con il passare del tempo, il giornale dedicò sempre più spazio a commenti sul costume e sulla letteratura. Fondò anche con Addison "The Spectator" e poi "The Guardian".

Joseph Addison

Joseph Addison (1672-1729), deputato whig, eminente studioso di classici e latinista, fu autore multiforme, ma è soprattutto nota la sua attività di giornalista. Scrisse alcuni articoli per "The Tatler" e per suo intervento venne ridotta la parte dedicata ai pettegolezzi per lasciare spazio a saggi che discutevano di uomini e libri. Nel periodico, Steele ebbe il merito delle idee più originali, ma fu Addison a portarle a compimento. Mentre la sua collaborazione con Steele in "The Tatler" fu relativa, quella nei numeri di "The Spectator", fondato insieme nel 1711, fu prevalente e mostrò una notevole coscienza critica e vigile consapevolezza. Il suo ideale di prosa era quello che univa diletto e insegnamento, escludendo ogni forma di pedanteria. Gli articoli di "The Spectator" trattavano una grande varietà di argomenti, dalla critica letteraria alla filosofia morale, dall'estetica alle mode e alle abitudini. Nel 1713 Steele e Addison pubblicarono un altro giornale, "The Guardian", una sorta di continuazione dello "Spectator". Questi tre periodici iniziarono una tradizione che ebbe un grande successo nel Settecento e che si rivelò d'importanza fondamentale nel rappresentarne la vita sociale inglese.

James Boswell

James Boswell (1740-1795), originario della Scozia, viene considerato uno dei più grandi biografi in lingua inglese, autore di interviste a Voltaire e a Rousseau. Pubblicò nel 1773 Journal of a tour to the Hebrides (Diario di un viaggio alle Ebridi), una relazione del viaggio fatto con Johnson in quell'anno. Suo capolavoro è The life of Johnson (La vita di Johnson, 1791), biografia per la quale Boswell aveva cominciato a raccogliere materiale dal 1763, ovvero dal primo incontro con il letterato. L'opera copre tutta la sua vita, ma la parte migliore è quella in cui sono riportate in forma diretta le abitudini, le opinioni e le acute conversazioni di Johnson. Boswell fu anche un grande diarista: in particolare il suo London journal (Diario londinese, 1762-63) è un vivace documento attendibile e dettagliato delle sue esperienze, in cui rivive lo spirito di un'intera epoca.

Edmund Burke

Un altro membro del Literary Club, fondato da Johnson, fu Edmund Burke (1729-1797), statista di vedute moderate e appassionato sostenitore delle libertà costituzionali inglesi, promosse una politica di conciliazione verso le colonie americane, della tolleranza religiosa e della riforma delle leggi penali, che fu anche il filosofo famoso per la sua concezione organica dello stato. Egli cercò di riconciliare le idee illuministe di progresso con il rispetto per l'autorità e la tradizione. Nella sua opera più nota, Reflections on the revolution in France (Riflessioni sulla rivoluzione in Francia, 1790), egli sostenne appassionatamente che le istituzioni dell'Ancien régime avrebbero dovuto essere migliorate ma non distrutte e assunse una posizione di netta condanna della rivoluzione, di cui mise in luce soprattutto gli eccessi; l'opera divenne un classico del pensiero antirivoluzionario. Fondamentale nel dare un nuovo impulso al pensiero estetico fu un'altra sua opera: Philosophical enquiry into the origin of our ideas of the sublime and the beautiful (Indagine filosofica sull'origine delle nostre idee del sublime e del bello, 1756), nella quale egli sviluppò l'estetica del sublime, che ebbe larga influenza sui contemporanei e sulla successiva generazione romantica.