Introduzione

I primi tre decenni dell'Ottocento sono dominati sul piano sociale dall'affermarsi della rivoluzione industriale, che fa della Gran Bretagna la più potente e progredita nazione del mondo. Ma se da un lato la rivoluzione industriale porta un forte aumento della ricchezza e il consolidamento della middle class, dall'altro determina il costituirsi di un vasto proletariato urbano, che vive con frustrazione la nuova subordinazione del lavoro in fabbrica, e di ampie fasce di degrado sociale e morale.

Un sentimento di partecipazione alle sofferenze dei poveri e alla difesa dei diritti umani venne fatto proprio da molta parte della letteratura inglese della prima metà dell'Ottocento, dominato dal movimento romantico. Alla prima generazione di poeti romantici, la cui strada era stata aperta dall'esperienza poetica e profetica di William Blake, appartengono Wordsworth e Coleridge: il primo trovò ispirazione nella natura, nella vita della gente umile, nell'innocenza della fanciullezza; il secondo in atmosfere soprannaturali di tali semplicità e credibilità da farle apparire reali. La seconda generazione, rappresentata da Byron, Shelley e Keats, fu segnata da un sentimento di delusione per il fallimento degli ideali nati dalla rivoluzione francese. Byron enfatizzò la ribellione alle convenzioni della società del tempo. Shelley espresse la sua speranza in un mondo libero da ogni forma di tirannia, dove l'uomo potesse ritrovare la sua armonia con le forze della natura. Keats indicò nella bellezza l'unica fonte dell'eterna felicità e dedicò al suo culto la sua breve esistenza.

Nell'ambito della prosa il romanticismo produsse una pregevole saggistica autobiografica e soprattutto le opere narrative di W. Scott, l'iniziatore del romanzo storico, che costruì un'immagine idealizzata del Medioevo, destinata a durare nel tempo.