La rinascita del teatro e George Bernard Shaw

George Bernard Shaw

George Bernard Shaw (1856-1950), sostenitore di un teatro delle idee di forte impronta ideologica, irridente demistificatore dei costumi, ha lasciato commedie di eccezionale valore tecnico e stilistico.

La vita

Nato a Dublino, ebbe un'infanzia difficile perché il padre, alcolizzato, ridusse ben presto la famiglia in miseria, mentre la madre dedicava tutto il suo tempo alla musica e al canto. Fece quindi studi assai irregolari e completò la propria formazione culturale leggendo soprattutto Shakespeare e Shelley. Dopo aver lavorato per qualche tempo come impiegato, nel 1876 si trasferì in Inghilterra, a Londra, dove entrò in contatto con W. Archer, traduttore di Ibsen, e W. Morris. Intrapresa l'attività letteraria, scrisse, fra il 1879 e il 1883, cinque romanzi, che furono pubblicati soltanto cinque anni dopo. In politica fu tra i fondatori della Fabian Society (1884), i cui programmi socialisti si adoperò a propagandare con vari scritti e conferenze, guadagnandosi da vivere come critico letterario, musicale e teatrale. Dal 1892 cominciò la sua lunga carriera teatrale, di forte impronta sociale, con la rappresentazione al Royal Theatre della prima commedia: Widower's houses (Le case del vedovo), contro i proprietari delle case fatiscenti dei sobborghi operai londinesi, e nel 1897 ottenne il successo con The devil's disciple (Il discepolo del diavolo). Nel 1898 si sposò con un'ereditiera e nel 1925 ottenne il premio Nobel per la letteratura. Continuò a scrivere anche in tarda età; morì a 94 anni.

Le opere narrative e i saggi

Fra il 1879 e il 1883 Shaw scrisse cinque romanzi, il migliore dei quali, Cashel Byron's profession, fu poi adattato per il palcoscenico con il titolo di The admirable Bashville (L'ammirevole Bashville, 1901). Articoli, conferenze e pubblici dibattiti costituiscono il materiale dei saggi socio-politici, che affrontano gli argomenti più disparati in uno stile caratterizzato da vivacità e gusto per il paradosso. Egli tentò anche un difficile connubio tra marxismo, socialismo, anarchismo e irrazionalismo; umanitario ma non democratico, si attirò anche accuse di protofascismo. Fra i saggi più noti, An intelligent woman's guide to socialism and capitalism (Guida della donna intelligente al socialismo e al capitalismo, 1928) e, in ambito letterario e musicale, The quintessence of ibsenism (La quintessenza dell'ibsenismo, 1891) e The perfect wagnerite (Il wagneriano perfetto, 1898).

Il teatro veicolo di idee

Per Shaw il teatro doveva essere soprattutto un veicolo per le idee, "una fucina di pensieri, una guida per la coscienza, un commentario della condotta sociale, una corazza contro la disperazione e la stupidità e un tempio per l'Elevazione dell'Uomo". Non fotografia della natura, ma "presentazione, sotto forma di parabola, del conflitto tra la volontà dell'uomo e l'ambiente; in una parola di un problema". Distaccandosi dalla tradizione ottocentesca, scelse la via della satira, del paradosso provocatorio e scintillante, per lanciare strali contro istituzioni, pregiudizi, storture della società. Così Mrs. Warren's profession (La professione della signora Warren, 1894) affrontava, in piena epoca vittoriana, l'argomento della prostituzione senza retorica o falsi moralismi; Arms and man (Le armi e l'uomo, 1894) ironizzava sulla visione romantica della guerra; Candida (1895) denunciava l'ipocrita rispettabilità del clero; You never can tell (Non si sa mai, 1897) prendeva di mira le convenzioni sulla famiglia; The man of destiny (L'uomo del destino, 1897) e Caesar and Cleopatra (Cesare e Cleopatra) proponevano una rilettura di due grandi condottieri, Napoleone e Cesare.

La forza vitale

Con il passare del tempo le commedie di Shaw si discostarono sempre più spesso dalle forme tradizionali per diventare per lo più scoppiettanti e iconoclastici dibattiti ideologici, integrati da lunghe prefazioni, fondamentali per la comprensione piena della personalità, degli umori e delle concezioni dell'autore. Appartengono a questa fase Man and superman (Uomo e superuomo, 1903), sul mito di Don Giovanni; The doctor's dilemma (Il dilemma del dottore, 1906); Pygmalion (Pigmalione, 1912), apologo della metamorfosi di una donna di bassa estrazione che diventa duchessa; Heartbreak house (Casa Cuorinfranto, 1920), riflessione sul tempo e sulla storia allo scoppio della prima guerra mondiale. Né originali, né organicamente fuse in un sistema di pensiero, queste opere ripropongono atteggiamenti socialriformisti, posizioni di convinto femminismo e, in particolare nel ciclo Back to Methuselah (Torniamo a Matusalemme, 1922), la teoria della forza vitale che, ispirata dal filosofo francese Henry Bergson e dall'evoluzionismo lamarckiano, postulava uno sviluppo verso forme più alte e complete di esistenza. In questo teatro ­ di grande vitalità nelle sue espressioni più felici ­ non trova quasi mai posto il personaggio inteso come entità autonoma: piuttosto, le figure mosse sulla scena fungono da portavoce dell'autore, oppure rappresentano istituzioni e convenzioni da lui prese di mira. In certi casi allo humour, che trova le sue origini in Wilde, subentra una trepida vibrazione umana, come nella tragicommedia Saint Joan (Santa Giovanna, 1923), fra le prove più alte e fortunate dell'arte dello scrittore.