Emily Dickinson

Emily Dickinson (1830-1886) è considerata la più grande poetessa americana e fra i maggiori lirici moderni.

La vita

Nacque ad Amherst, Massachusetts, in una famiglia di solide tradizioni puritane e trascorse un'adolescenza tranquilla, senza avvenimenti di rilievo. Assai intensi furono i rapporti con il fratello Austin, con la moglie di questo e con la sorella Lavinia. Frequentò per sei anni la Amherst Academy e nel 1848 si trasferì al Mount Holyoke Female Seminary di South Hadley. In quell'ambiente rigidamente puritano il suo temperamento insofferente e individualista si manifestò per la prima volta con il rifiuto di professare pubblicamente la propria fede cristiana. Questa esperienza diede l'avvio a un suo progressivo distacco dalla religione della famiglia, che pure, insieme alle dottrine trascendentaliste del filosofo Emerson, lasciò un'impronta indelebile sulla sua poesia. Dopo un viaggio con la famiglia a Boston, Washington e Philadelphia, il ritorno ad Amherst segnò l'inizio del suo progressivo isolamento. I motivi che l'indussero a vivere in una sorta di volontaria clausura per circa trent'anni nella casa paterna non sono mai stati chiariti dalla critica in modo soddisfacente: forse un amore impossibile, più probabilmente la constatazione della generale impossibilità di stabilire un rapporto soddisfacente fra sé e il mondo e quindi la decisione di perseguire nella solitudine la sua missione poetica. Visse chiusa nella sua stanza, sempre vestita di bianco. Una vita intervallata da poche visite e scandita dalle lettere che scambiava con pochi amici. Importante il carteggio con il giornalista e critico dell'"Atlantic Monthly" T. Wentworth Higginson, a cui si rivolse nel 1862 per avere un giudizio sulle sue poesie. Higginson, pur apprezzandole, ne sconsigliò la pubblicazione, cosicché tutta l'opera poetica della scrittrice, con l'eccezione di sette componimenti pubblicati nel 1850, rimase inedita fino alla sua morte. L'intero corpus delle 1775 poesie fu edito solo nel 1955, a cura di T.H. Johnson; poesie sine titulo, che il curatore ha semplicemente indicato con un numero progressivo.

L'opera

Fra il 1890 e il 1896 furono pubblicate tre raccolte delle poesie inedite di Emily Dickinson, ma servirono solo a darle una notorietà effimera, presto oscurata dall'ondata di realismo che attraversò gli Stati Uniti. Fu solo intorno al 1920 che si tornò a considerare con rispetto la sua poesia e a guardare all'autrice come alla diretta anticipatrice della moderna lirica americana.

Amore, natura, morte, eternità sono i temi che la Dickinson riduce a una misura tutta particolare, trasformando ciò che è grande e remoto in umile e familiare e viceversa. L'universo della poetessa è un "universo domestico", fatto di insetti, fiori, vicini di casa, albe e tramonti, della luce che, variando, svela il continuo, sottile mutare delle cose e la dolorosa incertezza della vita mortale. La morte è dolore perché lacera il legame con le persone amate, ma è un dolore temperato dalla speranza nell'immortalità, che riconsegnerà al mondo degli affetti ciò che la morte ha strappato. Una matrice comune unifica tutti questi motivi: il profondo senso dell'esistenza, la consapevolezza dell'importanza e della dignità di ogni anima che affronta l'avventura della vita. La Dickinson è originalissima nella forma e nel linguaggio. Preferì sempre composizioni brevi o brevissime, spesso senza un metro preciso e senza rima (anche se molte sono modellate sulla forma metrica dell'inno popolare protestante e della ballata, in cui il verso di quattro accenti si alterna a quello di tre). Cercò di condensare in singole parole, in immagini lampeggianti la sua forza poetica, utilizzando una sintassi ellittica e rinunciando alla punteggiatura, caratteristiche che conferiscono ai suoi componimenti una straordinaria modernità espressiva. Parole spesso violente, blasfeme, scettiche o, al contrario, piene di reverenza per il divino, aggraziate e leziose o penetranti e metafisiche; parole poetiche che diventano protagoniste supreme, agili, incisive, trasgressive e che, nella sillabazione, mostrano tutta la loro modernità.