Lucano e la poesia minore

Lucano

Marco Anneo Lucano (Cordova 39 - Roma 65 d.C.) era nipote di Seneca e venne condotto giovanissimo a Roma, dove divenne allievo del filosofo stoico Anneo Cornuto e condiscepolo di Persio . Al ritorno del tradizionale viaggio di studio ad Atene, diventò amico intimo di Nerone, dal quale ottenne, prima dell'età legale, la carica di questore e l'ingresso nel collegio degli auguri. I rapporti con l'imperatore si guastarono bruscamente, più o meno all'epoca in cui anche lo zio lasciava la corte: gli antichi ne indicano la ragione nella gelosia letteraria, benché sia più probabile che a Nerone non piacesse la nostalgia della repubblica che appariva nel suo poema. L'inimicizia per Nerone portò Lucano a partecipare alla congiura ordita dagli aristocratici facenti capo a Pisone. Arrestato dopo la scoperta della congiura, dimostrò poco coraggio denunciando altri cospiratori e la sua stessa madre nel tentativo di evitare la condanna. Fu costretto al suicidio nel 65 d.C., a 26 anni d'età.

Le opere

Poeta dalla vena facile, Lucano incominciò fino dall'adolescenza a comporre scritti di vario genere; l'unico rimasto è il poema epico-storico Bellum civile, più noto come Pharsalia (Farsaglia), di circa 8.000 esametri, diviso in 10 libri. L'opera, che ha per argomento la guerra civile tra Cesare e Pompeo, è incompiuta e si interrompe bruscamente, probabilmente per la morte dell'autore, al verso 546 del libro X, con Cesare assediato nel palazzo di Alessandria. I primi tre libri sono stati pubblicati nel periodo in cui Lucano era intimo di Nerone, gli altri postumi. Delle opere minori rimangono solo i titoli: Iliacon, poemetto sulla guerra di Troia; Catachtonion, "Discesa agli Inferi" di qualche eroe; Orpheus, epillio su Orfeo; Silvae, 10 libri di liriche varie; Medea, una tragedia incompiuta; 14 Fabulae salticae, libretti per pantomimi.

Pharsalia

Soggetto del poema è un fatto storico, la guerra civile tra Cesare e Pompeo, ben conosciuto dai contemporanei. Lucano si pone così nella linea di Nevio ed Ennio, ma, come uno storico rigoroso, non trascura nessuna delle cause, nessun avvenimento principale: tutto è scelto con cura ed esposto in ordine cronologico; l'autore è stato anche citato come unica fonte storica per certi particolari. Non si sa quanta materia dovesse abbracciare il poema; l'evento capitale, che dà il titolo all'opera, è la battaglia di Farsalo, collocata nel VII libro. Lucano elimina il tradizionale repertorio mitico e ogni concezione provvidenzialistica della storia; gli dei non intervengono nelle vicende umane, ma non manca l'elemento fantastico e meraviglioso: vi sono prodigi, sogni, leggende, magia, astrologia, responsi di oracoli e scene macabre. I personaggi sono talvolta ben delineati nei loro caratteri e nei loro pensieri, talvolta abbozzati confusamente e con scarso rilievo. I frequenti discorsi, orazioni, descrizioni contribuiscono a drammatizzare l'azione, nella quale interviene continuamente l'autore in prima persona, che commenta i fatti alla luce della propria ideologia, ora inveendo con acrimonia ora esaltando con enfasi.

Il poema si apre con l'elogio di Nerone, ma via via assume sempre più nitidamente i toni di una denuncia del potere imperiale, di cui Cesare è considerato il perfido antesignano, contrapposto alla grandezza ormai puramente ideale di Pompeo. L'avvento del potere imperiale non è per Lucano apportatore di elevati destini, ma di decadenza inarrestabile: non per niente la figura più nobile è quella di Catone, che trova nel suicidio l'unico margine di libertà consentitogli dalla rovina ormai imminente dei valori dello Stato repubblicano. La tesi di fondo pone Lucano in posizione antivirgiliana.

Lo stile e la fortuna

Lo spirito anticlassico di Lucano si esprime nella predilezione per uno stile ben lontano da quello equilibrato di Virgilio a cui contrappone uno stile drammatico ed espressivo, con la ricerca di effetti sublimi o patetici, con frequenti aperture al gusto dell'orrido e del macabro; ma lo scrittore sa anche essere sobrio e sintetico specie nelle sentenze. La lingua presenta numerose antitesi, iperboli, nessi verbali arditi e oscuri e periodi complessi, che rendono difficile la lettura diretta.

Il poeta godette di grande fortuna nel Medioevo. Dante lo citò tra gli "spiriti magni" del Limbo e a lui si ispirò per il canto XXV dell'Inferno. F. Petrarca si rifece a Lucano per il poema Africa. Amarono la Farsaglia poeti dell'età preromantica, quali V. Alfieri e U. Foscolo, nonché G. Leopardi.