Agostino e i tardi prosatori latini

L'attività teologico-pastorale

Cominciò così la seconda parte della sua vita: nello stesso anno del battesimo partì per l'Africa, ma a Ostia, in attesa dell'imbarco, morì la madre e Agostino si fermò a Roma fino all'estate dell'anno successivo. Tornato a Tagaste nel 388 realizzò il proprio ideale di vita monastica insieme ai discepoli Alipio ed Evodio e al figlio Adeodato, che morì pochi mesi dopo.

Così grande fu la sua fama di pietà e di dottrina che, in seguito alle pressioni popolari, venne ordinato sacerdote nel 391 da Valerio, vescovo di Ippona; qui fondò e scrisse la regola dell'ordine che porta il suo nome. Morto Valerio, Agostino nel 395-96, fu acclamato dal popolo vescovo di Ippona. Si dedicò assiduamente alle cure della sua diocesi, senza trascurare d'intervenire nelle controversie dottrinali del tempo e di prendere posizione contro le sette eretiche. Sollecitò i chierici alla vita monastica e diede contributi importanti ai numerosi sinodi del clero africano, intrattenendo continue relazioni epistolari con Gerolamo, Paolino di Nola e altri. Combatté il manicheismo, difese, contro i sostenitori delle dottrine rigoriste del vescovo Donato, l'efficacia dei sacramenti, in quanto tali, e non in rapporto alla "santità" di chi li amministrava, e approvò la persecuzione dei donatisti da parte dello Stato, chiedendo tuttavia che non venissero condannati a morte. S'impegnò a fondo, fino ai suoi ultimi giorni, contro le dottrine di Pelagio, che proclamavano la capacità dell'uomo di salvarsi con le sue sole forze, e ribadì il dogma del peccato originale e la necessità della grazia. Morì nell'agosto del 430, mentre i vandali di Genserico, che avevano invaso l'Africa, assediavano Ippona.