Introduzione

Il ritorno della pace, dopo il lungo periodo di guerre civili, la saggia politica di distensione di Augusto aprono il periodo di maggiore splendore della civiltà romana. Tutti i personaggi più importanti di Roma partecipano in prima persona alla vita culturale, a partire dallo stesso Augusto, oratore e scrittore. La letteratura trova perciò le condizioni più favorevoli per il suo sviluppo, sotto la protezione dei collaboratori del principe; a loro è affidato l'ambizioso progetto politico-culturale di fondere i tempi nuovi con il recupero delle tradizioni avite. L'accentramento del potere nelle mani di un solo uomo, pur nel rispetto formale della costituzione repubblicana, ha come risultato la decadenza dell'oratoria politica che si riduce al campo giudiziario. I più grandi scrittori dell'epoca si esprimono in piena autonomia, anche se condividono nel complesso le linee generali del disegno di Augusto. In Virgilio la lezione della poesia greca, da Omero agli alessandrini, si fonde con il recupero della tradizione e la coscienza della grandezza di Roma, in una visione permeata da una profonda sensibilità religiosa che si interroga sul significato della vita dell'uomo e del suo destino. Senso della misura, ironia, indulgenza umana si esprimono con assoluta perfezione formale in Orazio, la cui lirica riflette brillantemente la nuova età. Sorge e fiorisce anche l'elegia, genere già in uso nel mondo ellenistico, ma profondamente rinnovato e originale nei contenuti, specie nell'erotismo languido di Tibullo e in quello appassionato di Properzio.
I versi di Ovidio sono ispirati da una gamma amplissima di contenuti, dalle galanterie amorose e senza inibizioni alle fantasie caleidoscopiche del mito. Livio, il massimo prosatore dell'età augustea, seguendo il genere annalistico, ripercorre nella sua opera vastissima tutta la storia di Roma, ricercando le premesse della grandezza del presente nella venerabile maestà del passato.