L'elegia d'amore: Tibullo e Properzio

I primi due libri del Corpus Tibullianum

Libro primo

Elegia I È una delle elegie più belle e famose: il poeta dichiara a Messalla di preferire la vita serena con la donna amata, Delia, alla gloria delle imprese di guerra. Dice poi a Delia di voler vivere con lei fino alla morte nella tranquillità della campagna.

Elegia II È un lamento del poeta davanti alla porta chiusa di Delia, invitandola ad avere coraggio e a introdurlo furtivamente in casa.

Elegia III Il poeta pensa all'amata, mentre giace ammalato a Corfù, e loda l'età di Saturno, nella quale gli uomini vivevano senza guerre; segue poi una vivace descrizione dell'oltretomba, con i Campi Elisi e il Tartaro.

Elegia IV È una richiesta a Priapo di insegnargli il modo di conquistare gli adolescenti, ma tutto si rivela vano e il poeta, innamorato di Marato, non trova pace.

Elegia V Il poeta, preso dalla gelosia, sfoga il suo dolore per il tradimento di Delia che gli ha preferito un ricco amante.

Elegia VI Come nella precedente, parla dell'abbandono di Delia, della speranza del suo ritorno, indicandole quale triste fine Venere riservi alle donne infedeli. Tre poesie sono per il giovane sdegnoso di nome Marato, amato dal poeta.

Elegia VII . È un elogio a Messalla per il suo compleanno, dopo il trionfo decretatogli nel 27 per la guerra contro gli aquilani.

Elegia VIII Il poeta chiede a Foloe di non far più soffrire Marato e di accogliere le sue proposte d'amore.

Elegia IX È un rimprovero a Marato perché lo ha abbandonato per un uomo più ricco, contro il quale scaglia violente ingiurie.

Elegia X Il poeta deplora la guerra e l'avidità di ricchezza che di essa è causa; loda in seguito i tempi antichi e chiede agli dei una vita serena in campagna a fianco della donna amata.


Libro secondo

Elegia I Inizia con una descrizione della festa agreste degli Ambarvalia, per implorare dagli dei la fecondità della terra, e prosegue con elogi di Messalla e della vita campestre.

Elegia II Invito al Genio natale, nel giorno del compleanno dell'amico Cornuto, a esaudire i desideri del giovane di stare sempre vicino alla donna amata e di avere numerosi figli.

Elegia III È la prima delle tre elegie dedicate a Nemesi: il poeta esprime il dolore per la lontananza di Nemesi e per la sua cupidigia, lanciando invettive contro il ricco liberto che lei gli ha preferito.

Elegia IV Nemesi non ama i versi, ma i doni e il poeta, che non sa staccarsi da una donna così avida, è disposto a diventare ladro per procurarglieli.

Elegia V All'inizio si ha un elogio a Messalino, figlio di Messalla, per la sua nomina al collegio sacerdotale dei quindecemviri sacris faciundis; seguono una rievocazione della leggenda di Enea e del primitivo Lazio bucolico e la descrizione delle antiche feste pastorali delle Palilie.

Elegia VI Tibullo afferma la sua speranza nell'amore di Nemesi e maledice l'ancella che gli nega l'accesso alla donna amata.