I poëtae novi, o neóteroi

La nuova sensibilità

Agli alessandrini si ispirò un gruppo di autori, i poëtae novi (poeti nuovi), che Cicerone chiamò con polemico disprezzo neóteroi , termine greco che significa letteralmente "più giovani", e anche cantores Euphorionis, cioè ripetitori di Euforione, poeta greco di Calcide, amante di dotti neologismi e notoriamente oscuro. Legati da un'amicizia rafforzata dall'origine comune (provenivano quasi tutti dalla Gallia Cisalpina) e da una uniformità di intenti e di vita, essi costituirono un cenacolo esclusivo, una èlite fortemente culturalizzata volutamente isolata dal pubblico più vasto. Questa "scuola" di giovani poeti, ansiosa di evadere dall'urto delle passioni politiche per dedicarsi al culto di una rinnovata poesia, rifiutò l'impegno civile e sociale e i relativi fini e interessi collettivi propri della tradizione letteraria, rappresentata dalla tragedia e dal poema epico. Si allontanò anche dalla poesia a vasto respiro per dedicarsi a liriche brevi, decisamente personali, di argomento in genere erotico, autobiografico o mitologico ed eziologico, elaborate in forma raffinata e impreziosite da notazioni dotte. Del resto vasta cultura, liriche brevi e disimpegnate, cura speciale della forma erano proprio le caratteristiche esposte da Catullo in un suo carme. Gli epilli, gli epigrammi, le elegie e i giambi, che sono i generi della loro produzione, mostrano una forte sperimentazione linguistica e sono scritti con un tono delicato, leggero, ironico, satirico.