Approfondimenti

Romanticismo e infinito

La scoperta dell'infinito, il sentimento dell'infinito, come elemento sostanziale dell'opera d'arte, anzi come sua vera sostanza (contenuto). Diremo qui incidentalmente che tutto l'anticontenutismo anch'esso sbandierato oggi come motivo polemico di molta arte contemporanea, deriva da questo mancato pensamento dell'infinito come sostanza e cioè della forma sostanziale in cui l'infinito viene limitato dal finito, come da limite attivo (Schelling). Quando si pensa che Leopardi ha intitolato una delle sue liriche più alte all'infinito, si coglie il valore di questo concetto estetico del contenuto come sostanza, e si coglie insieme la forza romantica che Leopardi annetteva al limite classico della forma, “che da tanta parte – Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude”. La forma “esclude” lo sguardo, ma include l'infinito (“...smisurati – Spazi di là da quella e sovrumani - Silenzi e profondissima quiete – Io nel pensier mi fingo [...]”). Questa è l'estetica romantica; è anzi poetica romantica in atto. È l'infinito che con processo dialettico limitandosi nella forma, in cui trova la sua Grenze, il suo limite positivo, il suo attrito eccitante (e non negativo, astratto, che sarebbe limite formalistico), crea la vitalità spirituale, il nucleo intenso e sostanziale dell'opera d'arte.

Questa nozione è fondamentale nei grandi Romantici (fra i quali è giuocoforza includere anche buona parte di Goethe, di Beethoven, perfino di Mozart e di Bach); ma è fondamentale anche nell'arte in genere, comunque si voglia vederla: poiché è il segreto del suo polso dialettico. Anche l'arte infatti ha una essenza dialettica: e quando Nietzsche, poi, crederà di scoprire un nuovo aspetto del problema con l'antitesi di Apollineo e di Dionisiaco, egli avrà dato solo il nome di due divinità elleniche al finito e all'infinito di Schelling, o alla forma e al contenuto di Hegel.

Ad ogni modo, si noti come lo stesso ritmo possa essere ricondotto ad una dialettica storica di classico e di romantico, con ricorrenti reciproche reazioni e interazioni dei due momenti, della sistole classica e della diastole romantica; e si consideri perciò come, nella sistole, la 'classicità' pone il suo accento sul finito, e nella diastole la 'romanticità' (così chiamiamo il momento eternamente ricorrente della vis romantica) pone l'accento sull'infinito: si noti insieme che l'infinito è anima, è sentimento, è energia non misurabile ed infine è libertà.

Giorgio Vigolo, Per una psicologia dell'antiromanticismo contemporaneo, in AA.VV., Miscellanea di studi in onore di B. Tecchi, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1969, vol. II, pp. 726-27