La scrittura mistica

Voci della prosa mistica

La prosa mistica nasce quale scrittura che esprime e rintraccia il contatto dell'individuo con l'Assoluto. Dà voce a un'esperienza caratterizzata dal distacco dal mondo esterno, accompagnata da visioni, audizioni, estasi: può verificarsi al termine di un processo o porsi come evento immediato e avere quale conseguenza l'illuminazione o l'annientamento dell'essere umano.

In generale la mistica cristiana va, pur con qualche semplificazione, ricondotta a una duplice tipologia: mistica speculativa (o anche “essenziale”), come esperienza del nucleo essenziale dell'anima che “è uno” con Dio, e mistica affettiva (o anche “nuziale”, in esplicito richiamo alla tradizione biblica del Cantico dei Cantici), che è ricerca del volere-amore reciproco con Dio. Nella letteratura tedesca del Trecento trovarono piena espressione i maggiori esponenti della mistica speculativa: in primo luogo Meister Eckhart, seguito e temperato nei suoi esiti da E. Suso e G. Taulero.

Mechthild von Magdeburg

Mechthild von Magdeburg, Matilde di Magdeburgo (presso Magdeburgo ca 1208 - Helfta ca 1282) visse la sua prima esperienza mistica all'età di 12 anni e a 42 iniziò a a fissare per iscritto i vissuti interiori, spirituali e mentali, delle sue visioni. Nel 1270 passò da un convento di Magdeburgo al convento cistercense di Helfta. Visionaria, teologa, ha dato con La luce fluente della divinità (Das fließende Licht der Gottheit, redatto dal 1250 sino all'anno della sua morte) uno dei più intensi testi della mistica del Duecento, ricco di richiami stilistico-letterari alla forma lirica del Minnesang. Suo tema è la vita, l'amore e la grazia di Dio, delle quali si nutre l'animo umano che così riceve la propria capacità d'amare e la propria elevatezza. L'originale, misto di prosa e versi e composto in basso tedesco, è andato perduto, ma ne restano una traduzione in alto tedesco di Enrico di Nördlingen (1345) e tarde versioni latine.

Meister Eckhart

Johannes Eckhart, detto Meister Eckhart (Tambach, Gotha, 1260 - Avignone, prima del 1328), fu filosofo e teologo, e viene solitamente ricordato come padre del misticismo speculativo del Trecento. Studiò nel convento domenicano di Erfurt, poi a Colonia e alla Sorbona di Parigi. Fu dal 1294 priore a Erfurt e dal 1303 provinciale di Sassonia. Svolse inoltre un'intensa attività di predicatore nei paesi della valle del Reno, testimoniataci da 32 Sermoni in medio-alto tedesco. In latino redasse le Quaestiones parisienses e l'Opus tripartitum. Le opere più note sono Dell'isolamento (Von Abgescheidenheit), i Discorsi della distinzione (Reden der Unterscheidung), il Libretto della divina consolazione (Büchlein der göttlichen Tröstung, 1314-15). Nel 1326 l'arcivescovo di Colonia, sospettandolo di eresia, avviò contro di lui un processo, conclusosi solo nel 1329, dopo la morte di Eckhart, con la condanna di ventotto sue proposizioni. Per le sue opere in tedesco creò una serie di termini astratti e di ardite metafore che arricchirono ed elevarono la lingua, al di là dell'ambito del puro linguaggio mistico. Attraverso un registro linguistico spesso antinomico e paradossale afferma che solo Dio è, mentre le creature propriamente non sono nulla.

Dio è visto come l'essere presente in tutte le cose e che insieme le trascende tutte in modo radicale. Per raggiungere l'unità col divino, il credente deve sviluppare un percorso secondo il triplice nesso dell'uomo povero, dell'uomo umile e dell'uomo nobile. Punto cardine della speculazione e dunque della predicazione di Eckhart, conseguente a una precisa anatomia dell'anima, è il luogo in cui si consuma la vera e suprema unione con la divinità: esso coincide con l'essenza (o “fondo” essenziale) dell'anima, superiore alle leggi spazio-temporali, in cui Dio risiede come nel suo tempio e l'uomo, con lui unificato, è proiettato fin da questa vita nell'eternità. Nel fondo dell'anima è posta la pura unità con Dio, alla quale ogni anima aspira, proiettandosi nella semplicità di una scintilla di luce “libera da tutti i nomi, nuda di tutte le forme, completamente spoglia e libera, com'è libero e spoglio Dio in se stesso”.

Tauler e Seuse

Johannes Tauler (Strasburgo ca 1300 - 1361), mistico domenicano (1315) il cui nome venne latinizzato in Giovanni Taulero, si legò agli ambienti e alla spiritualità che facevano capo a Meister Eckhart. Attraverso i Sermoni e le Lettere avviò una riflessione non sistematica che intendeva chiarire le dinamiche interiori originate dalla conversione attraverso la quale l'anima si rivolge totalmente a Dio. Analogamente a Eckhart ritenne che nel fondo dell'anima l'uomo possa sperimentare la generazione eterna di Cristo e una condizione conforme al divino. Tauler esercitò una grande influenza sulla mistica a lui successiva.

Heinrich Seuse (Überlingen ca 1295 - Ulm 1366), il cui nome venne latinizzato in Enrico Suso, fu discepolo e sostenitore di M. Eckhart. Priore del monastero domenicano di Costanza, svolse attività di predicatore itinerante per il movimento religioso degli “amici di Dio”. Tra i secc. XIV-XVI il suo Libretto dell'eterna saggezza, scritto originariamente in tedesco, ebbe vasta diffusione e varie traduzioni, latine e francesi. In esso, sotto forma di colloquio personale tra l'immagine “innumerevole e multipla” di Cristo in croce e l'anima, Seuse descrisse con accenti poetici la propria vita interiore ed esperienza mistica di unione con Dio.