La poesia epigrammatica

Angelo Silesio, il cherubino della Slesia

Angelo Silesio, pseudonimo italianizzato del poeta tedesco Johannes Scheffler (Breslavia 1624-1677), studiò medicina e filosofia a Strasburgo, Leida e Padova, dove si laureò nel 1648. Nel 1649 entrò come medico al servizio del duca luterano Sylvius Nimrod von Württemberg. L'amicizia con A. von Franckenberg, biografo di J. Böhme, lo indusse a uno studio approfondito della mistica medievale e in seguito ad approfondire anche i testi alchemici di Paracelso e le speculazioni di G. Bruno. Nel 1653 lasciò il servizio del duca e si convertì al cattolicesimo, prendendo poi gli ordini nel 1661. La sua opera più importante è Il pellegrino cherubino (Der Cherubinische Wandersmann, 1657; seconda edizione 1674), raccolta di componimenti epigrammatici in alessandrini sul rapporto fra uomo e Dio che ebbe grande influenza sul pietismo e sui romantici. Vi compaiono influenze soprattutto dalla mistica paolina, da Eckhart, Taulero e, più da vicino, Czepko. Dominante appare il tema dell'amore per il quale “ci si trasforma in ciò che si ama”; nell'amore l'uomo incontra la vita divina alla quale da sempre è appartenuto e alla quale dovrà ritornare: in questa intimità Dio genera suo Figlio nell'uomo e l'uomo giunge alla piena conoscenza di lui. Scrisse inoltre Santa voluttà dell'anima (Heilige Seelenlust, 1657), raccolta di ferventi liriche. Fu polemista e apologeta della Chiesa cattolica: nella sua Ecclesiologia (1677) raccolse circa 50 trattatelli e libelli antiluterani.