Il romanzo del dopoguerra

Percorsi del romanzo tedesco del dopoguerra

La prosa narrativa dei primi decenni del dopoguerra non conobbe immediatamente in Germania personalità letterarie di spicco, benché la vita culturale stesse ritornando a produrre fermenti e a rielaborare la memoria del proprio patrimonio. In più casi, e a differenti livelli, si volle anzitutto fare i conti con la realtà delle cose, con la vita materiale e sociale e con quella dell'individuo, con la volontà di ripresa in una situazione oggettivamente difficile di divisione nazionale e di nette contrapposizioni ideologiche.

Tra i protagonisti della nuova vita letteraria tedesca vi fu Wolfgang Koeppen (Greifswald 1906 - Monaco 1996), attore, regista, narratore di viaggi. Scoperta la propria affinità alle poetiche di Joyce, Dos Passos e Faulkner, si rivelò uno dei più singolari talenti narrativi della Germania contemporanea con il romanzo Colombe nell'erba (Tauben im Gras, 1951), i cui protagonisti sono figure dominate dall'angoscia e dalla solitudine esistenziale. Nel romanzo politico La serra (Das Treibhaus, 1953) racconta invece la ricostruzione del paese distrutto operata dal governo di Bonn, anche qui però evitando qualsiasi tono celebrativo per calcare l'accento piuttosto sui motivi del fallimento individuale contro la meschinità sopraffattrice del potere. Di Koeppen si ricordano inoltre: Morte a Roma (Tod im Rom, 1954), Viaggio in America (Amerikafahrt, 1959), Giovinezza (Jugend, 1976) e Gli scribacchini miserabili (Die elenden Skribenten, 1981).

Figlio di un agiato commerciante, Hans Erich Nossack (Amburgo 1901-1977) cominciò a lavorare come operaio e nel 1933 entrò nella ditta paterna. Dopo la seconda guerra mondiale si dedicò alla narrativa con il visionario Nekyia. Relazione di un sopravvissuto (Nekyia. Bericht eines Überlebenden, 1947), nel quale egli cercava di alleggerire la realtà dal peso dei fatti per sostituirvi significati mitici ed essenziali, e con Intervista con la morte (Interview mit dem Tode, 1948), dedicato al periodo del dopoguerra in Germania. In questi romanzi, come nei successivi, si fa sentire l'influenza dell'esistenzialismo e in particolare di Camus. Tra le altre opere: Al più tardi a novembre (Spätestens im November, 1955); Al vincitore sconosciuto (Dem unbekannten Sieger, 1969); Una persona felice (Ein glücklicher Mensch, 1975).

Alfred Andersch (Monaco 1914 - Berzona, Canton Ticino, 1980), membro dell'Organizzazione giovanile comunista bavarese, trascorse nel 1933 alcuni mesi nel campo di concentramento di Dachau. Dopo la prigionia si distaccò dal comunismo. L'esperienza bellica è fondamentale per il racconto autobiografico Le ciliegie della libertà (Die Kirschen der Freiheit, 1952), che termina con la diserzione del protagonista dall'esercito tedesco in Italia, e per il successivo Zanzibar, ovvero l'ultimo perché (Sansibar oder der letzte Grund), alla cui creazione contribuì, tra l'altro, l'appassionata lettura di Uomini e no di E. Vittorini. Fra le altre opere si ricordano: i romanzi La rossa (Die Rote, 1960) ed Efraim (1967), il diario Vivere una volta veramente (Einmal wirklich leben, 1986, postumo) e la raccolta di racconti giovanili Figure ricordate (Erinnerte Gestalten, 1986, postumo).