Esiste una musica primitiva?

L'antropologia del Novecento ha insegnato ad accogliere l'attributo di "primitivo" superando la diffidenza, quando non il rifiuto, fra un essere ritenuto "evoluto", e perciò portatore di istanze civilizzatrici e valori positivi, e un essere giudicato "primitivo" e dunque selvaggio, rozzo, incompleto. Lo studio sul campo delle popolazioni primitive ha posto in risalto un "pensiero selvaggio" (secondo le teorie dell'antropologo francese C. Lévi-Strauss), che non è un pensiero grezzo e superato, ma una forma di razionalità diversa da quella classica e tradizionale, fino ad allora intesa come l'unico paradigma naturalmente possibile e giustificabile.

Questo pensiero primitivo si è espresso inevitabilmente anche come pensiero musicale, che la musicologia e l'etnomusicologia hanno saputo indagare nelle tradizioni musicali dei popoli appunto cosiddetti "primitivi", in quelle dei paesi orientali e alle radici di quelle popolari europee e americane.

Il musicologo tedesco Marius Schneider (1903-1982), nei suoi studi di grande acume e di alto valore scientifico, ha parlato del significato originario della musica riconoscendovi la forza creatrice e la sostanza dell'universo. "La prima manifestazione sensibile della creazione è un suono che, secondo le tradizioni, emana dal Tao (il processo di mutamento e divenire di tutte le cose alla base del taoismo), dall'abisso primordiale, da una caverna, da un singing ground (sfondo sonoro), da un uovo fulgente, dal sole, dalla bocca spalancata d'un dio o d'uno strumento musicale che simboleggia il creatore".

La musica originaria risiede in questa "natura acustica" del mondo, che le popolazioni primitive hanno vissuto e ricreato nei riti, nei canti, nelle danze e nei sacrifici con cui hanno segnato i momenti forti del loro vivere in comunità e del loro rapportarsi alla sfera del divino.

Rito, canto

Il rito è senz'altro da ritenere uno dei fattori aggreganti decisivi della vita delle comunità primordiali e la presenza della musica in ogni pratica rituale è pressoché universale. Secondo un detto tradizionale cinese, "i riti ricevono la loro forza dalla musica". In tal senso, alla musica originaria che crea e sostanzia il mondo corrisponde la musica rituale degli uomini, il canto offerto in lode e sacrificio. Più che accompagnare, il canto nutre intimamente la quasi totalità dei riti, anzi ne è l'anima stessa, l'essenza più riposta del sacrificio che così si esprime. In un'epoca ancora largamente prestrumentale, il canto è la melodia, è la parola che il rito eleva al divino, ma è anche l'elaborazione della risposta ritmico-gestuale prodotta dall'impulso motorio per esternare e "sostenere" i moti dell'animo, cioè la vita affettivo-emozionale dell'individuo.

Che si tratti di riti espressivi o strumentali, cioè riti finalizzati al controllo di forze o entità sovrannaturali (divinazione, riti di fecondazione), riti di terapia e antiterapia (guarigione, stregoneria, magia nera), riti di controllo sociale (riti di passaggio, investitura, solidarietà), riti di salvezza (confessione di colpe, espiazione, possessione, riti misterici) e riti di rivitalizzazione (riti di purificazione, pellegrinaggi), tutte queste forme rituali sono scandite dal ritmo "cosmico" ed essenzialmente intrise di canto.

L'invenzione degli strumenti musicali

Anche la produzione dei primi strumenti musicali avviene nell'ambito della ritualità. Il passaggio dal rozzo istinto percussivo alla musica prestrumentale, e di qui alla pratica dei primi strumenti (sonagli, raschiatoi, bastoni, zucche a percussione, tubi battuti e poi tamburi), fu certo assai graduale, legato intimamente al lento cammino di formazione della consapevolezza e dell'intenzionalità ritmica.

Al suo primitivo apparire lo strumento viene ancora inteso come un prolungamento dell'arto umano, un rafforzamento del braccio e della gamba. Ma la sua funzione rituale è indubbia: i sonagli a grappoli costituiti di amuleti, il sonaglio di zucca usato dagli sciamani, i tubi battuti e i mortai come strumenti propiziatori di fertilità documentano concretamente l'appartenenza di questi strumenti primitivi alla sfera del pensiero magico-simbolico.