Miles Davis

Non esiste, nel mondo del jazz, un altro musicista che, al pari di Miles Davis, sia stato capace di attraversare con la sua tromba molti dei fermenti che via via nascevano sulla moderna scena musicale jazzistica. Miles Davis ha compiuto un itinerario lungo e complesso, dal bebop al cool, dallo hard bop al jazz modale, al rock e all'elettronica, rimanendo se stesso all'interno di contesti molto differenti l'uno dall'altro: più che un innovatore, Davis è stato fino alla fine un artista sensibilissimo nel cogliere le nuove tendenze, i mutamenti nelle forme dell'espressione.

Primi passi nel bebop

Figlio di una famiglia borghese nera economicamente floridissima, Miles Davis (Alton, Illinois 1926 - Santa Monica, California 1991) si trasferì nel 1945 a New York per studiare alla Julliard School of Music, entrando ancora diciannovenne nel giro del bebop. Ebbe così la grande fortuna di venir chiamato da C. Parker e di prendere parte, ancora non completamente maturo, alla registrazione storica del novembre 1945, nella quale Parker, con D. Gillespie, C. Russell e M. Roach, incise capolavori quali Now's the Time e Ko Ko, il manifesto del bebop.

La tortuosità melodica dei boppers, la forte carica drammatica e l'esuberanza della loro musica non appartenevano certo all'universo poetico di Davis, eppure Parker lo volle accanto a sé, probabilmente per valorizzare la varietà interna della musica del quintetto. Davis rimase nello storico quintetto fino al suo scioglimento per l'ennesima ricaduta di Parker nel giro dell'eroina.

La nascita di una nuova estetica jazzistica: il cool

Nell'estate del 1948 Davis cominciò a frequentare il seminterrato newyorkese in cui viveva il pianista e arrangiatore Gil Evans, autore di arrangiamenti in cui utilizzava il corno francese, che conferiva una particolare leggerezza agli impasti sonori. Ne nacque un insolito nonetto, il cui leader era Davis. La formazione ottenne un vivo consenso della critica, ma lasciò freddo il pubblico, impreparato a una musica così diversa dall'espressionismo bop e ricca di sonorità lievi (vennero definite "nuvole sonore"), ottenute grazie all'impasto di strumenti come il bassotuba (da qui il nome di Tuba Band affibiato al gruppo), il corno francese, il trombone, la tromba, il sax contralto e quello baritono, che si muovevano sopra una canonica sezione ritmica con piano, basso e batteria.

Entrati nella sala d'incisione della casa discografica Capitol, sancirono con i loro pezzi la nascita di una nuova estetica, quella del cosiddetto cool jazz, immortalando su disco, con il titolo Birth of the Cool, una delle più affascinanti band della storia del jazz.

Miles hard bop

Dopo una fase buia e di ripensamento, Davis fondò nel 1955 un quintetto destinato a entrare nella storia del jazz, accanto ai Jazz Messengers di Art Blakey, al quintetto di Max Roach e al nuovo fenomeno della tromba, Clifford Brown, divenuti guide per tutti i gruppi hard bop.

La tecnica di Davis era ormai a punto, così come la maturità espressiva; sebbene il registro medio dello strumento restasse quello prediletto, la musica cercava impennate verso gli acuti, creava contrasti drammatici, si faceva imprevedibile e allusiva, talvolta venata di un senso tragico sino ad allora sconosciuto. Il gruppo da lui riunito era formato dall'ancora acerbo sax tenore John Coltrane e da un'inarrivabile sezione ritmica: Red Garland al basso, Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria.

La svolta modale

Riavvicinatosi a Gil Evans, dopo aver sciolto nel 1957 il magnifico quintetto perché contrario al consumo di droga da parte dei suoi componenti, Davis realizzò una trilogia superbamente raffinata e lirica: Miles Ahead (1957), Porgy and Bess (1958) e Sketches of Spain (1959-60).

Nel frattempo (1957) Miles Davis aveva inciso, improvvisando davanti alle immagini che scorrevano sullo schermo, la colonna sonora del film Ascensore per il patibolo di Louis Malle, opera che contiene anticipazioni della nuova svolta di Miles verso la modalità. Con questo concetto, mutuato dall'antica musica greca e da quella ecclesiastica medievale, si poteva evitare la costrizione dei giri armonici, che dall'avvento del bebop in poi avevano condizionato l'espressività jazzistica. Si improvvisava tenendo conto delle scale e non degli accordi, ottenendo una particolare libertà di costruzione melodica e una maggiore linearità. Per dar voce a questa musica, Davis aveva riunito nel 1958 di nuovo Red Garland, Paul Chambers e Philly Joe Jones, affiancando loro il giovane altosassofonista Julian "Cannonball" Adderley, John Coltrane, maturato moltissimo grazie all'esperienza nel quartetto di Monk, e il pianista bianco Bill Evans, che, avendo già frequentato la musica modale con Charles Mingus attorno alla metà degli anni Cinquanta, fu capace di portare il suo leader su una strada feconda e carica di prospettive.

Tra marzo e aprile del 1959 venne registrato Kind of Blue, ritenuto da molti il miglior disco di Davis e uno degli album più belli e importanti di tutta la storia del jazz.

Miles "elettrico" e rock

Nel 1963 Davis fondò un nuovo quintetto, ma, abbandonato in parte dal pubblico, dopo varie esitazioni si accostò al rock e introdusse strumenti elettrici nel complesso (1969) che aveva riunito: Wayne Shorter (sax soprano), Chick Corea ed Herbie Hancock (pianoforti elettrici), l'organista viennese Joe Zawinul, il chitarrista inglese John McLaughlin e infine Dave Holland al contrabbasso e Tony Williams alla batteria. I due album più significativi di questo periodo, con i quali Davis volle riconquistare il grande pubblico dei giovani, furono In a Silent Way e Bitches Brew. È questo l'ultimo lavoro di grande importanza, in cui la musica germina da strati sonori, produce atmosfere fascinose, mentre il tutto si muove, armonicamente, sul piano di una modalità generatrice di centri tonali sui quali ci si sofferma a improvvisare. La grande energia e vitalità di Bitches Brew e dei concerti dal vivo di quel periodo non sarà più presente nei successivi album del trombettista.