Il trionfo del verismo: Mascagni

Pietro Mascagni studiò dapprima a Livorno, dov'era nato nel 1863, poi, con A. Ponchielli, al conservatorio di Milano, che lasciò dopo breve tempo per insofferenza alla disciplina scolastica. Dall'oscura posizione di direttore di banda a Cerignola, lo trasse l'improvviso e clamoroso successo di Cavalleria rusticana, con cui vinse nel 1889 il premio Sonzogno, messo in palio dall'omonima casa di edizioni musicali. Dal 1895 al 1902, Mascagni diresse il conservatorio di Pesaro, ma lasciò poi l'incarico per dedicarsi più intensamente alla composizione e alla direzione d'orchestra.

L'immediatezza drammaturgica, l'espansività melodica, la vocalità accesa, la propensione al gesto violento, l'efficace facilità della vena di Cavalleria rusticana erano stati un fatto nuovo, non privo di autenticità, pur nei suoi limiti e nella sua elementarità, nell'opera italiana del tempo: Mascagni parve aprire una moda e divenne caposcuola del verismo. Tuttavia, la sua fama rimane legata al successo di Cavalleria rusticana, anche se altre sue opere contengono pagine celebri, quali l'intermezzo dall'Amico Fritz (1891), il sogno dal Guglielmo Ratcliff (1895), la sinfonia dalle Maschere (1901) e l'inno al sole dall'Iris (1898). La produzione successiva non ha, infatti, la freschezza di Cavalleria rusticana e non apportò reali rinnovamenti ai caratteri essenziali del linguaggio di Mascagni, anche quando egli tentò l'idillio nell'Amico Fritz (1891), una sorta di medievalismo con suggestioni decadentistiche in Isabeau (1911) o in Parisina (su libretto di G. D'Annunzio, 1913), o ancora ricerche echeggianti l'impressionismo nel simbolismo di Iris. Mascagni morì a Roma nel 1945.