L'operetta: Offenbach

Jacques Offenbach (Colonia 1819 - Parigi 1880) crebbe in ambiente musicale (il padre era cantore della sinagoga di Colonia) e dal 1833 studiò a Parigi, dove fu allievo di L. Halévy e iniziò la carriera come violoncellista e direttore di orchestre teatrali. Il successo delle sue operette (la prima rappresentata nel 1839) gli consentì di gestire in proprio il Teatro dei Bouffes-Parisiens (1855-61); svolse attività di impresario, dal 1872 al 1876, anche presso il Théâtre de la Gaîté; compì poi numerosi viaggi. Negli ultimi anni, trascorsi quasi tutti a Parigi (salvo una burrascosa tournée americana), lavorò alla sua unica opera, I racconti di Hoffmann, che rimase incompiuta nella strumentazione, estremo e problematico omaggio al genio dello scrittore tedesco che Offenbach amava intensamente. La sua produzione comprende un centinaio di operette, nelle quali trasfuse un'inesauribile carica di humour musicale e che sono fra gli esempi più emblematici e significativi del genere. In capolavori quali Orphée aux enfers (1858), La belle Hélène (1864), La vie parisienne (1866), La grand-duchesse de Gérolstein (1867), La Périchole (1868), Madame Favart (1878), La fille du tambour-major (1879), per non citare che le principali, si ammirano una lucidità disincantata, uno spirito che, nel volgere ogni cosa alla leggerezza buffonesca, a una voluta inconsistenza, non cela talvolta un acuto senso della fine di un mondo fatuo e spregiudicato.