Il modernismo di Maurice Ravel

Maurice Ravel (Ciboure, Bassi Pirenei 1875 - Parigi 1937) frequentò il conservatorio di Parigi dove fu allievo, fra gli altri, di G. Fauré e di A. Gédalge. La sua biografia non presenta eventi di particolare rilievo che non coincidano con la storia delle sue creazioni. Il frequente accostamento del nome di Ravel a quello di C. Debussy sotto la comune etichetta di impressionismo e anche le polemiche sorte a proposito di Jeux d'eau (un pezzo pianistico di Ravel che nel 1901 anticipava certi aspetti della più tipica scrittura pianistica debussyana) hanno finito per nuocere all'esatta comprensione delle profonde differenze che separano le poetiche dei due compositori, nonostante gli aspetti simili della situazione storico-culturale in cui si inseriscono (ma i 13 anni che separano la nascita di Debussy da quella di Ravel contano non poco) e gli elementi armonici e timbrici accostabili nei loro linguaggi.

Il mondo di Ravel

Il mondo di Ravel si presenta estremamente vario, disponibile alle più disparate provocazioni e mediazioni culturali o intellettuali (ricordiamo il clavicembalismo francese in Le tombeau de Couperin, il valzer viennese nella Valse, il jazz nei 2 concerti per pianoforte e orchestra, i riferimenti al mondo della favolistica francese secentesca in Ma mère l'Oye, la Grecia vista attraverso la pittura francese del Settecento in Daphnis et Chloé e l'elenco potrebbe continuare) e pronto a ricondurle a un raffinato e controllatissimo gioco intellettuale. Il suo gusto per la precisione artigianale lo fece definire da I.F. Stravinskij "un orologiaio svizzero": al magistero di una scrittura capace di padroneggiare di volta in volta i più sottili artifici, nell'ambito del gusto intellettuale per la mistificazione o per nostalgiche recherches, per distaccate ironie o per cupe e sorvegliate introspezioni, si unisce però sempre in Ravel la segreta inclinazione a un lirismo aristocraticamente controllato, a tenerezze pudicamente accennate. Le contraddizioni e le crisi del suo tempo sono avvertibili nelle sue opere solo al di sotto di un'impenetrabile perfezione, di una lucida, lineare chiarezza. Proprio le caratteristiche essenziali della sua poetica fanno sì che la produzione di Ravel sia relativamente scarsa, ma quasi sempre di grande rilievo.

Si ricordano le due opere teatrali L'heure espagnole (Parigi, 1911) e L'enfant et les sortilèges (Montecarlo, 1925); i balletti Ma mère l'Oye (da pezzi per pianoforte a 4 mani, 1908-12), Daphnis et Chloé (per S. Djagilev, 1909-12), La valse (1920), Bolero (1928); per orchestra: Rhapsodie espagnole (1907), 2 concerti per pianoforte e orchestra (1929-31, di cui il primo per la sola mano sinistra, essendo stato scritto per P. Wittgenstein, mutilato di guerra); il Quartetto (1902-03), il Trio per archi (1914), la Sonata per violino e violoncello (1920-22) e la Sonata per violino e pianoforte (1923-26); le composizioni pianistiche, fra cui Sonatina (1905), Miroirs (1905), Gaspard de la nuit (1908), Valses nobles et sentimentales (1911), Le tombeau de Couperin (1914-17); le liriche per canto e pianoforte o altri strumenti.