Il cattolicesimo liberale in Italia e Lambruschini

In Italia dopo l'era umanistica scarse sono state le innovazioni educative di qualche rilievo, se escludiamo l'opera compiuta dai collegi dei gesuiti per le classi elevate e le scuole parrocchiali sorte dopo il Concilio di Trento per le classi popolari. Ma entrambe queste tipologie di istituzioni educative erano caratterizzate da una metodologia particolarmente dogmatica e dalla predominante finalità religiosa. Nuove concezioni, conformi alle più recenti posizioni teoriche europee, sono portate nell'Ottocento dal cattolicesimo liberale il quale, dal versante educativo, si pose come fine pratico l'apertura di scuole popolari e come linea guida teorica cercò di formulare un progetto educativo che arrivasse a conciliare l'autorità della Chiesa con la libertà di coscienza dei singoli individui. 

Aporti e Capponi 

Ferrante Aporti (1791-1858), sacerdote, iniziò la sua opera di educatore dirigendo le scuole elementari di Cremona. Ma la sua opera innovativa inizio nel 1837, quando aprì una scuola infantile la quale, a differenza delle istituzioni precedenti che si occupavano della prima infanzia e che erano semplici sale di custodia con finalità caritatevoli, si prospetta come una scuola in senso proprio - con un preciso quadro pedagogico di riferimento, e con finalità, contenuti metodi propri. In particolare in questa scuola il bambino è visto come dotato di una sua personalità complessa e di cui è necessario tenere conto e che è necessario formare, e dei bisogni ben precisi dai quali non bisogna prescindere. Di conseguenza vengono predisposti degli spazi formativi volti a favorire la crescita complessiva del bambino. Questa nuova scuola è importante non solo dal punto di vista educativo ma anche sociale, in quanto non bisogna dimenticare l’epoca. 

Gino Capponi (1792-1876) ritiene che il processo formativo abbia il suo referente logico nel soggetto stesso dell'educazione, ma non nella sua natura, come sosteneva Rousseau, quanto piuttosto nella sua attività spirituale. Questa attività spirituale deve essere portata dall'educazione verso una concretezza (che si realizza tramite il contatto con idee-forza quali l'idea di nazione, di libertà, di uguaglianza) che sola può proiettare il soggetto verso un autentico impegno etico e civile. Per Capponi, di conseguenza, l'educazione non nasce né dalla didattica (come voleva Pestalozzi) né dalla spontaneità (come voleva invece Rousseau) ma dalle "grandi idee" nelle quali è possibile vedere un incontro di pensiero sentimento. Particolarmente sentita dall’autore è l'idea di uguaglianza, che ci riporta, com'è ovvio, al suo liberalismo. 

Lambruschini

Raffaello Lambruschini (1788-1873) può essere considerata figura esemplare del cattolicesimo liberale in Italia. Egli è particolarmente influenzato in tutto il suo pensiero dal nuovo metodo scientifico, e mira pertanto a trasferire il metodo osservativo generalmente applicato al mondo fisico-materiale al mondo dello spirito e della coscienza. La sua concezione dell'educazione è fortemente influenzata dalla priorità che lui stesso attribuisce all'educazione morale, che diventa quindi il filo conduttore del suo pensiero. L'autore prende lo spunto dall'osservazione di come l'educazione in famiglia non è più basata sull'autorità dei genitori nei confronti dei figli, ma essa è stata soppiantata dall'amore. Di conseguenza se prima i bambini erano degli schiavi in famiglia, ai tempi dell'autore, anche in conseguenza delle teorie espresse da Rousseau, essi erano improvvisamente diventati padroni. Inutile specificare che entrambi gli estremi sono considerati dannosi dal Lambruschini che, nella sua teorizzazione educativa, si sforza dunque di trovare una via di uscita da questa errata dicotomia. L'uomo, se da una parte possiede una sua morale interna, dall'altra è sottoposto al dominio delle sue passioni e alle pressioni sociali e culturali: bisogna dunque arrivare a vedere libertà e autorità in un rapporto di correlazione. L'autorità va impiegata per aiutare l'uomo a farsi libero, sulla base di principi morali di cui è portatore. Questo vale naturalmente per ogni tipo di autorità, da quella sociale a quella religiosa a quella educativa. Infatti, l'educatore se non potrà permettersi di abbandonare l'alunno a stesso, con il rischio di vederlo soccombere alle sue passioni o agli influssi negativi della società, dovrà cercare una mediazione pedagogica tra ragione e sentimento, volta a insegnargli come dare ascolto alla sua coscienza (parte del sentimenti) e come impiegare il suo pensiero per diventare, attraverso la conoscenza e il confronto con il mondo e la parola di Dio, padrone di se stesso (parte della ragione). L'educazione si prospetta dunque come un compito complesso in quanto da una parte essa deve essere contemporaneamente indiretta e diretta. 

L'educazione indiretta non si attua, come postulava Rousseau, tenendo il giovane lontano dalla società perché non ne apprenda i lati negativi, ma predisponendo l'ambiente scolastico in modo tale che qualora l'alunno venga a contatto con questi lati negativi li percepisca sì ma come biasimevoli (educazione indiretta negativa); è però necessaria anche una parte di educazione indiretta positiva, che consiste nell'introduzione nell'ambiente formativo di esempi positivi e nel mantenimento di un'atmosfera fondata su valori formativi.

L'educazione diretta, traendo vantaggio dai presupposti che le derivano da quella indiretta, si propone come scopo ultimo e fondamentale l'educazione morale del giovane, raggiunta sempre con un giusto equilibrio tra autorità e libertà che deve emergere da un corretto rapporto educativo fondato su stima, benevolenza e rispetto reciproci tra educatore ed educando. Per quanto riguarda l'istruzione, come si accennava in apertura, le posizioni teoriche di Lambruschini muovono dal metodo scientifico osservativo: l'apprendimento nasce dunque dalle modalità di apprendimento proprie dell'alunno e si realizza attraverso le interazioni Sociali, l'osservazione diretta di fenomeni interni ed esterni al soggetto - che lo porteranno a un confronto tra le sue preconoscenze e quanto sta acquisendo - e l'analisi degli effetti pratici che dipendono dalle nuove conoscenze. Questa impostazione è volta a favorire in primo luogo un contatto diretto dello studente con la realtà (ottimo esempio, anche indicativo della modernità dell'autore, è la modalità suggerita per l'insegnamento della lettura che prevede un confronto non con le singole lettere ma con le parole normali), in secondo luogo valorizza anche la figura del docente che ha il ruolo di-anticipare le intuizioni e le osservazioni dell'alunno fornendo dei punti di riferimento per l'organizzazione dei concetti per aiutare il suo discepolo a diventare sempre più autonomo nell'impiego del ragionamento logico deduttivo.