La nascita della psicologia evolutiva

La psicologia dello sviluppo è la branca della psicologia che studia l'uomo nel periodo del suo sviluppo; pur derivando dalla psicologia generale può vantare una sua autonomia, nonostante mantenga molti collegamenti con la filosofia, la pedagogia, l'etologia, la sociologia, la biologia.

I primi autori a interessarsi dell'età evolutiva furono prevalentemente filosofi, medici, educatori, religiosi, che nel '700 incominciarono a interessarsi alle caratteristiche intrinseche dei bambini e ai metodi migliori per allevarli. J. Locke, ad esempio, riteneva che la mente del bambino fosse paragonabile a una tabula rasa, e che lo sviluppo infantile dipendesse esclusivamente dall'esperienza e dall'educazione. Secondo Rousseau, invece, il bambino è dotato di un sentimento morale innato e partecipa attivamente al processo evolutivo interagendo con l'ambiente.

Nella seconda metà del Settecento si cominciò a considerare il bambino come oggetto di uno studio da compiersi soprattutto attraverso l'osservazione: nel 1774 J. H. Pestalozzi pubblicò una serie di appunti ricavati dall'osservazione diretta dello sviluppo di suo figlio, nel 1978, invece, Tiedemann scrisse una sorta di diario sul comportamento infantile. Ma l'apporto più significativo in questa direzione fu dato da C.R. Darwin che nel 1877 pubblicò sulla rivista “Mind” un articolo intitolato Schizzo biografico di un bambino, che traeva spunto dalle osservazioni delle prime fasi di sviluppo di suo figlio. Si trattava tuttavia, per tutti i casi riportati, di descrizioni specifiche e difficilmente generalizzabili; lo studio sistematico di gruppi sempre più numerosi di bambini ebbe inizio solo verso la fine dell'Ottocento grazie allo psicologo americano G.S. Hall, il quale adottò i questionari come nuova tecnica per indagare il contenuto della mente infantile. I suoi questionari potevano essere utilizzati da più persone e permettevano, attraverso una serie di domande specifiche, di ottenere informazioni sul comportamento, sugli atteggiamenti e sugli interessi dei bambini e degli adolescenti. Nel Novecento lo studio sui bambini è diventato più sistematico e scientifico e si è posto come obiettivo non solo la descrizione e la quantificazione dei dati, ma la spiegazione dei fenomeni descritti e la previsione di eventi futuri.