Approfondimenti

La potenzialità dei suoli

Lo studio dei suoli è in genere finalizzato al loro impiego, alla loro conservazione e al loro miglioramento.

La potenzialità di un suolo ne indica le possibilità d'impiego e deriva dalla quantificazione di alcuni parametri chimici, fisici e biologici. I parametri pedologici presi in considerazione, in quanto ritenuti i più importanti per determinare la fertilità (intesa come capacità di un suolo di dare dei prodotti agricoli) e l'adattabilità di un suolo ai vari usi possibili di tipo agro-silvo-pastorale, sono i seguenti:

  • profondità del profilo;
  • granulometria media (tessitura);
  • struttura nei suoi vari aspetti fisici;
  • condizioni interne di drenaggio;
  • tipo di sostanza organica;
  • riserve minerali (natura e consistenza).

Dalla moltiplicazione dei valori attribuiti a ciascuno dei parametri presi in esame, si arriva a determinare un indice percentuale che permette di inserire il tipo pedologico in una determinata classe di potenzialità. La carta delle potenzialità d'uso dei suoli italiani, a scala 1:1 000 000, prevede sette classi.

Suoli a potenzialità elevata: nessuna limitazione all'uso. Sono compresi i suoli alluvionali profondi a tessitura ben equilibrata, in particolare della Bassa Padana e di altri lembi alluvionali peninsulari e insulari.

Suoli a potenzialità buona: le limitazioni, moderate, si riferiscono a tessiture un po' squilibrate verso le ghiaie o le argille e a spessori modesti. Comprende suoli di pianura e di collina.

Suoli a potenzialità moderata: le carenze di spessore, di drenaggio, di saturazione, di struttura impongono interventi di miglioramento e pratiche colturali particolari. In questa classe sono compresi suoli diffusi sulle morene, sui rilievi calcareo-dolomitici, nella bassa montagna dell'Italia settentrionale e centromeridionale. Le colture lasciano talvolta il posto al bosco ceduo e al pascolo.

Suoli a potenzialità scarsa: vi ricade circa il 40% del territorio nazionale. Comprende suoli esposti a rischi d'erosione notevoli, eccessivamente rocciosi o pietrosi e che hanno altre limitazioni quanto a granulometria, drenaggio e saturazione. Questi suoli possono essere coltivati con le tipiche colture mediterranee e là dove l'uomo è intervenuto con pratiche migliorative; su di essi, tuttavia, prevalgono il bosco e il pascolo.

Suoli a potenzialità bassa: le limitazioni sono tanto varie e severe da impedirne l'uso agricolo. I suoli di questa classe coprono circa il 10% della superficie nazionale e si trovano soprattutto in media montagna a pendenza accentuata. L'impiego è solo di tipo silvo-pastorale.

Suoli a potenzialità molto bassa: rientrano in questa classe i suoli diffusi sulla catena alpina o sulle recenti colate laviche degli apparati vulcanici.

Suoli a potenzialità nulla: questa classe comprende i suoli che fanno da substrato alla vegetazione pioniera. Essi passano lateralmente ai ghiacciai, alle morene in via di formazione o alla roccia affiorante soggetta a processi di crioclastismo.

I suoli compresi nelle ultime tre classi non devono essere considerati meno importanti degli altri solo perché non risultano coltivabili. Essenziale è la loro funzione sotto l'aspetto della difesa idrogeologica: a tal fine è importante che anche in Italia venga varato un piano integrato di difesa del suolo e di riforestazione o, meglio ancora, di recupero integrato delle cosiddette terre marginali, cioè di quei suoli senza una particolare vocazione agricola. In questo caso, ovviamente, sarebbe necessaria una cartografia della potenzialità dei suoli di ben maggiore dettaglio di quella esistente.