Le teorie sulla stratificazione

La teoria evolutiva

L'approccio evolutivo proposto da Gerhard Lenski cerca di combinare elementi propri sia della teoria del conflitto, sia della teoria funzionalista, nel tentativo di spiegare perché alcuni tipi di società siano più stratificati di altri.

A parere di Lenski, hanno ragione i funzionalisti quando sostengono che le risorse fondamentali per la sopravvivenza di una società vengono prodotte e conservate collocando nei ruoli sociali più importanti gli individui più dotati. Ma Lenski sostiene anche che le risorse che eccedono le necessità della sopravvivenza sono distribuite attraverso un conflitto tra gruppi in competizione. Per esemplificare come ciò avvenga Lenski ricostruisce l'evoluzione della stratificazione sociale mostrando come le forme che la stratificazione assume dipendano dai mezzi di produzione economica. Nel passaggio storico dalle società di caccia-raccolta a quelle orticole a quelle pastorali e infine a quelle agricole, si assiste a un progressivo accumulo di surplus produttivo. Emerge quindi progressivamente un'élite dominante che avanza pretese su queste risorse eccedenti e per effetto di ciò la società si divide in strati che hanno un accesso differenziato alla ricchezza e alle altre ricompense. Le rigide divisioni iniziali, tipiche delle società agricole, vengono successivamente indebolite dall'industrializzazione, la quale non solo richiede una forza lavoro qualificata e mobile, ma esige anche, in linea di principio, che non sussistano impedimenti all'utilizzazione dei talenti individuali. Nelle prime fasi dell'industrializzazione, quando i contadini si trasformano in forza lavoro operaia urbana, le differenze tra ricchi e poveri sono profonde, situazione, questa, ancor oggi prevalente nei paesi meno industrializzati. Nelle società industriali avanzate, invece, si sviluppano numerose nuove occupazioni e il tasso di mobilità sociale cresce: diminuiscono così le dimensioni della classe inferiore, mentre la classe media si allarga rapidamente, perché tutta la società partecipa, sia pure in misura diseguale, alla divisione della crescente ricchezza prodotta dall'industrializzazione. Con ciò gli Stati diventano più democratici e nuove istituzioni sociali, come l'assistenza pubblica e la tassazione progressiva, limitano l'eccesso di diseguaglianze nella ricchezza.

La teoria di Lenski non è rigida: variabili indipendenti, come le minacce provenienti dall'esterno o il ruolo particolare di certi leader, possono influenzare il modo in cui i sistemi di stratificazione si sviluppano. Comunque, egli pensa che in generale la tendenza di lungo periodo di tutte le società industriali porti a una diminuzione delle diseguaglianze sociali. La teoria di Lenski spiega inoltre come mai le diseguaglianze siano spesso più marcate di quanto occorra perché esse siano funzionali: una volta che la stratificazione si è installata in una società, infatti, i gruppi privilegiati si valgono dei loro privilegi per acquisirne altri.