Leadership e comunicazione

Comunicazione e struttura del gruppo

Nei piccoli gruppi, ma per altri aspetti anche in quelli di grandi dimensioni, l'efficacia del potere decisionale si intreccia sia con la gestione delle comunicazioni interne, sia con la ripartizione dei ruoli. Harold Leavitt, studiando le direzioni dei flussi di informazione nei piccoli gruppi e gli effetti che questi flussi esercitano sulle decisioni, ha constatato che alcuni modelli di comunicazione sono più efficaci di altri. Un gruppo di cinque persone può attivare, secondo i risultati di queste ricerche, differenti tipi di modelli di circolazione dei messaggi, tra i quali i due diametralmente opposti sono il cerchio e la ruota. Nel modello a cerchio nessun membro del gruppo prevale e la comunicazione si trasmette dall'uno all'altro circolarmente. È il metodo di trasmissione che garantisce meno l'efficienza del gruppo. Al contrario, nella struttura a ruota, dove il leader si configura come il mozzo di una ruota i cui raggi sono le linee di comunicazione, i membri non comunicano tra loro, ma ciascuno di essi comunica con il leader. Pare sia questo il modo che permette maggiore efficienza. Si deve sempre comunque tenere presente che il modello di comunicazione più efficace varia a seconda delle caratteristiche del gruppo e del problema da risolvere. In ogni caso, si è costantemente notato che le persone che si trovano più coinvolte dai processi interni di comunicazione tendono a essere più soddisfatte e a mantenere più alto il proprio livello di partecipazione al gruppo rispetto a quelle che rimangono ai margini.

Quando i problemi che il gruppo deve risolvere sono a soluzione obbligata, cioè hanno una sola soluzione esatta, il contributo di tutti i membri al processo di decisione migliora la probabilità di risolvere il problema, in particolare quando la ricerca della soluzione richiede competenze diversificate. Quando però i problemi da risolvere sono a soluzione libera, non hanno cioè una soluzione esatta e verificabile immediatamente, allora la decisione presa in comune può anche essere peggiore di quella presa in autonomia dal leader. In ogni caso, qualunque sia il meccanismo del processo decisionale, pare che spesso i gruppi siano disposti ad assumere decisioni più rischiose di quanto i loro membri sarebbero individualmente disposti ad accettare. Ciò avviene forse perché nel gruppo si determina, inconsapevolmente, una ripartizione di responsabilità, la qual cosa consente a ciascun membro di diminuire il senso di colpa che normalmente segue una decisione errata.

Spesso le decisioni di gruppo avvengono dopo dibattiti, antagonismi e lacerazioni interne tra i membri. Dopo aver raccolto e analizzato e valutato i dati relativi al problema da risolvere, il gruppo deve compiere una scelta. In questo momento si formano per lo più delle coalizioni e la maggioranza impone la sua opinione su una o più minoranze. Ciò può provocare tensioni e difficoltà; pertanto, a questo stadio del processo decisionale spesso ne segue un altro che corrisponde a uno sforzo generale teso a recuperare l'armonia e la solidarietà del gruppo.