Globalizzazione e società multietniche

Introduzione

È esperienza quotidiana quella di bere caffè dell'America Latina, utilizzare un computer fabbricato in Asia, mangiare banane provenienti dall'Africa, pompelmi di Israele, formaggio olandese. Sempre più spesso ci capita di scoprire che anche la frutta più casalinga è, per esempio, di provenienza australiana. Ciabattine cinesi, magliette e microchip made in Corea, cacao brasiliano sono prodotti decisamente all'ordine del giorno e che fanno parte dell'esperienza di chiunque. Questo è certamente un aspetto macroscopico di quel fenomeno che prende il nome di globalizzazione e che secondo Edgar Morin trae origine dalla scoperta delle Americhe. Ma la globalizzazione va oltre. Tutti sappiamo che il crack finanziario di una grossa azienda orientale può far tremare le borse di paesi distanti centinaia di migliaia di chilometri, che le avventure sentimentali di un capo di Stato possono incidere pesantemente sull'economia internazionale, che l'oscillazione del prezzo di un prodotto si riflette sui settori più diversi. L'incremento o decremento di un determinato settore economico in un angolo anche remoto della Terra ha ripercussioni a catena su tutti gli altri. Non solo: anche i conflitti politici non riguardano più unicamente gli Stati al cui interno si verificano, ma rischiano di avere ripercussioni diverse sugli altri Stati. L'esempio più evidente al riguardo è stato fornito dai due conflitti mondiali prima e dalla guerra fredda poi.

Nella seconda metà del XX secolo tensioni di paesi lontani come il Vietnam hanno catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale per i significati e le implicazioni che in essi si riscontravano. Episodi apparentemente lontani come la sovrappopolazione cinese, la persecuzione dei curdi o la miseria africana si ripercuotono immediatamente sui Paesi ricchi con le ondate migratorie di centinaia di migliaia di disperati, con le ricadute che, sul mercato del lavoro e sulle strutture sociali ed economiche del paese, ciò comporta. Le imprese economiche ragionano sempre più in vista di un mercato mondiale, pronte a coglierne umori e tendenze. Le stesse campagne pubblicitarie devono stare attente a non urtare la suscettibilità di culture tanto diverse.