Società anziane ed esplosione demografica

L'andamento demografico

Secondo la teoria della transizione demografica, l'andamento demografico delle società attraversa tre fasi fondamentali. Una prima in cui l'elevata fecondità (connessa ai valori delle società tradizionali e alla mancanza di mezzi di contraccezione) è in qualche modo bilanciata dagli alti livelli di mortalità provocati da malnutrizione, malattie, guerre, così che il numero degli individui di una popolazione risulta sostanzialmente stabile. Nella seconda fase la mortalità declina man mano che il benessere economico aumenta, grazie ai progressi della medicina e dell'assistenza sanitaria. In questa fase gli alti livelli di fecondità non sono accompagnati da una mortalità diffusa. Si verificano, pertanto, le condizioni che consentono un rapido incremento esponenziale della popolazione. Nella terza fase ai bassi livelli di mortalità si accompagnano altrettanto bassi livelli di fecondità. È questa una fase tipica delle società di più antica industrializzazione, laddove le mutate condizioni socioeconomiche consentono da un lato un notevole innalzamento dell'età, mentre dall'altro spingono gli individui ad avere meno figli.

Benché la teoria della transizione risulti utile nell'analisi di molti processi, essa non riesce tuttavia a spiegarne altri. Non si riesce a comprendere, per esempio, perché in periodi di piena espansione industriale si siano verificati momenti di esplosione demografica in paesi altamente industrializzati (si pensi, per esempio, al baby boom italiano durante gli anni '60 del '900). Mentre, d'altro canto, ci si è resi conto che la sola presenza del sistema economico industriale non basta a ridurre il livello di fecondità. È chiaro che, accanto alle questioni di ordine economico e alle esigenze sociali, rivestono un ruolo di primo piano fattori di ordine culturale e religioso. Se è vero che ancora in molti paesi una numerosa prole costituisce una sorta di "pensione per la vecchiaia", altrimenti priva di qualsiasi garanzia, mentre in altri paesi sono rilevanti altri fattori (come il costo che in termini di carriera e di livello economico ha sulla famiglia l'arrivo di un nuovo nato), è pur vero che l'accettazione o meno del controllo delle nascite non è riducibile unicamente a queste dimensioni. Al riguardo sono piuttosto interessanti le statistiche relative al livello di fecondità della popolazione irlandese. Più che il ceto sociale o il tipo di lavoro svolto dal capofamiglia, pare che sul tasso di fecondità degli irlandesi incida in modo radicale il tipo di religione professata.