Il linguaggio

Introduzione

Tra le diverse forme di comunicazione, quella riconosciuta come mezzo espressivo più efficiente e flessibile è il linguaggio verbale.

La comunicazione umana in quanto tale è infatti resa possibile per definizione solo dal complesso sistema di simboli verbali costitutivi del linguaggio, mentre gli altri sistemi di segni, usati in via sussidiaria, possono svolgere una funzione di complemento. Rispetto ai gesti o agli oggetti, le parole hanno il grande vantaggio di poter essere prodotte con estrema facilità e di consentire il riferimento a realtà non presenti nell'hic et nunc. Se è infatti vero che i segnali acustici possono designare gli stati d'animo provati dal soggetto in un deteminato momento (come nel caso di un urlo di dolore), nel caso del linguaggio vero e proprio le espressioni vocali (le parole) sono integrate in un sistema di segni oggettivamente accessibile. Le parole sono dunque tali se capaci di rimandare a significati comuni ai parlanti; significati cui esse rimandano arbitrariamente, sulla base di convenzioni sociali. Grazie alla flessibilità che gli è propria, il linguaggio può immagazzinare le esperienze e i significati più diversi e distanti, consentendo così il riferimento a situazioni sia geograficamente, sia storicamente assai remote. La comunicazione verbale risulta inoltre particolarmente idonea a richiamare significati elaborati: per suo tramite è infatti possibile veicolare concetti frutto di astrazione logica e che non si riferiscono immediatamente a un oggetto o a una situazione empirica data (si pensi a termini come funzione, logaritmo, punto).

Un'altra importante funzione del linguaggio riguarda la classificazione: le esperienze vengono cioè raggruppate in categorie generali, all'interno delle quali anche le esperienze più personali acquistano la capacità di essere comprese da altri individui. Come è facilmente intuibile, nel momento in cui le esperienze vengono classificate perdono le proprie peculiarità divenendo anonime, perché simili alle altre che rientrano all'interno dello stesso raggruppamento. Così il sentimento del tutto personale provato per la scomparsa di una certa persona cara, una volta classificato come "dolore" risulta assimilato ad altri stati d'animo solo parzialmente simili a quanto concretamente esperito. In questo modo si vengono a perdere le peculiarità dell'esperienza, ma in cambio si guadagna la possibilità di comunicare, seppure parzialmente, delle esperienze altrimenti inesorabilmente confinate nell'ambito della propria interiorità. Pertanto, nonostante la perdita di intensità, le esperienze individuali vengono continuamente classificate secondo ordini generali di significato, riconosciuti come tali dalla collettività.