La comunicazione non verbale

Espressioni volontarie e involontarie

I movimenti del corpo, delle mani e della testa e le variazioni della voce che accompagnano l'espressione verbale sono spesso azioni inconsapevoli e involontarie; tali azioni rispondono comunque a codici di comportamento predeterminato e comprensibile a chi appartiene alla stessa cultura del parlante. L'insieme degli atteggiamenti non verbali è in parte appreso culturalmente, in parte risulta da processi psicologici, tanto generali quanto individuali. Anche per questi ultimi esistono norme convenzionali che determinano le circostanze e i limiti entro i quali i movimenti del corpo e la tonalità della voce debbono essere tenuti. A causa della loro immediatezza e spontaneità, i messaggi non verbali, siano essi consapevoli o inconsapevoli, tendono a rivelare il vero pensiero, se non addirittura a svelare i sentimenti inconsci di chi li esprime. Per questo motivo il messaggio non verbale può confermare o rafforzare quello verbale, ma può anche risultare incongruente rispetto a ciò che viene espresso attraverso le parole. Nell'interazione possono cioè verificarsi diverse possibilità: l'emittente può essere consapevole o meno; può avere l'intenzione di comunicare, o non averla affatto; il suo comportamento non verbale può essere di per sé significativo, indipendentemente dalla consapevolezza o intenzione. Comunque sia, l'insieme dei gesti è solo parzialmente prodotto a livello individuale, poiché esso è generalmente condiviso dai membri di una stessa cultura o di una stessa comunità linguistica.

Indipendentemente dal linguaggio, la comunicazione non verbale consente al soggetto di esprimere emozioni, di offrire un'immagine di sé e del proprio corpo e di stabilire il tipo di relazione che egli vuole avere con l'interlocutore. Sono stati anche individuati vari stili della comunicazione non verbale, i quali verrebbero utilizzati a seconda del tipo di messaggio che si desidera comunicare. Come avviene nella comunicazione verbale, anche un messaggio non verbale può essere diretto o indiretto; elaborato o succinto; personale o contestuale, quando è rivolto a un preciso individuo o al suo ruolo; strumentale o affettivo, se è prevalentemente orientato verso l'agente o il ricevente. Tali variazioni hanno significati culturali e possono dunque ricoprire funzioni diverse in culture diverse. La postura, per esempio, è un segnale prevalentemente involontario, poiché essa è strettamente connessa allo stato emotivo di tensione e rilassamento del soggetto. Esistono, peraltro, diversità culturali nei modi di stare in piedi, stare seduti, distendersi o inginocchiarsi, che sono regolamentati da convenzioni sociali precise. Anche il contatto oculare ha significati diversi, a volte opposti, nelle varie culture. Esso può essere evitato, in forma di rispetto, oppure incoraggiato come segnale di sincerità. Gli arabi si avvicinano molto di più gli uni agli altri durante un incontro e si fissano negli occhi con maggiore intensità di quanto non facciano, per esempio, i giapponesi, i quali a loro volta, attribuiscono particolare importanza e significato a determinati rituali come la cerimonia del tè.