Le teorie sulla famiglia

Le teorie conflittualiste

Mentre i funzionalisti studiano la famiglia nei termini dei bisogni sociali che essa soddisfa, i teorici del conflitto considerano la famiglia come un'unità nella quale sono continuamente in gioco tensioni di diverso genere. Il matrimonio, per esempio, può diventare un ambito in cui ciascun partner cerca di controllare l'altro; la nascita dei figli può provocare lotte di potere all'interno della famiglia; tra fratelli si possono scatenare liti per l'eredità; la socializzazione può essere gestita in modo tale da rafforzare i poteri sociali esistenti; sul piano economico i rapporti tra marito e moglie possono diventare una lotta per il controllo delle proprietà ecc.

Proprio il conflitto di potere tra uomini e donne all'interno della famiglia è uno dei problemi più spesso studiati dai teorici del conflitto. La famiglia pare infatti essere l'istituzione sociale in cui più che in ogni altra si svolge la lotta quotidiana tra i sessi: non solo tra marito e moglie, ma anche tra fratello e sorella. Già Friedrich Engels aveva sostenuto che il matrimonio rappresenta "la prima forma di lotta di classe che appare nella storia [...] in cui il benessere e lo sviluppo di un gruppo vengono acquisiti attraverso la miseria e l'oppressione di un altro". I rapporti tra i coniugi nel matrimonio, affermava Engels, sono il modello sul quale si sono fondate le altre forme di oppressione, e in particolare quella tra capitalisti e proletari. Questa idea è stata sviluppata fra gli altri da Randall Collins, il quale ritiene che all'origine della lotta per il potere sia la forza fisica maggiore degli uomini, che permette a questi di avanzare diritti sessuali sulle donne. Il matrimonio sarebbe allora originariamente un contratto che impone il rispetto di questa pretesa. Infatti, in società come quelle feudali, per esempio, dove è l'istituzione familiare e non tanto lo Stato che controlla in ultima istanza la politica, le donne sono più sfruttate. Del resto, il principio che le mogli fossero una proprietà dei mariti era proprio dell'antico diritto romano ed è rimasto nelle democrazie moderne, parzialmente e sotto forme diverse, quasi fino ai giorni nostri. Fino agli anni '60 del '900, per esempio, in alcuni stati degli USA alle donne sposate non era riconosciuta la capacità giuridica di stipulare contratti o di contrarre crediti senza il consenso scritto del marito. Ma il fatto che le donne si siano trovate in una posizione subordinata in tutti i sistemi familiari del passato non significa che la struttura familiare sia di per sé ingiusta. In alcune società industriali avanzate, infatti, stanno emergendo forti tendenze dirette a stabilire la parità tra i coniugi. Per effetto delle lotte dei movimenti femministi, e soprattutto perché oggi spesso le donne lavorano e hanno un reddito proprio, attualmente nelle società occidentali le donne si trovano, all'interno della famiglia, in una migliore posizione di contrattazione.