Socializzazione e sviluppo della personalità

Personalità, ambiente, pulsioni

Per la teoria psicoanalitica elaborata da Sigmund Freud, le pulsioni originarie dell'essere umano sono in costante contrasto con le istanze estetiche, etiche e morali che l'individuo ha introiettato dall'ambiente sociale e che sono venute a costituirne la coscienza morale. Sulla base di questa concezione, Erik Erikson ha esteso l'ambito della dimensione psicosociale, mostrando come la maturazione della personalità subisca un processo di strutturazione dinamica nell'interazione con l'ambiente sociale. Lo sviluppo dell'individuo è caratterizzato secondo Erikson da conflitti che scaturiscono da esigenze opposte, e la necessità di superare tali crisi porta l'individuo ad affrontare un preciso compito evolutivo. Se tale compito viene risolto positivamente l'individuo acquista la sicurezza necessaria per poter affrontare le prove successive, mentre l'eventuale fallimento potrà originare atteggiamenti e comportamenti non integrati, cioè non consoni alle aspettative della società. Per Erikson è l'ambiente, soprattutto l'ambiente sociale, cioè il rapporto con gli altri, che può rinforzare o inibire i comportamenti; la personalità, quindi, è sempre il risultato di un incontro-scontro con l'ambiente. Il processo di evoluzione della personalità copre l'intera esistenza secondo fasi di età (Erikson ne individua otto) che corrispondono a tappe educative dell'integrità dell'"Io". Ciascuna delle otto fasi ruota intorno a un problema o un momento di crisi specifico. Il passaggio da una fase alla successiva avviene quando il problema è stato risolto, sia pure in modo incompleto; ciascuna fase opera sulla base delle capacità, delle risorse e della maturità acquisite nelle fasi precedenti. Erikson si rifà in larga misura al modello freudiano delle fasi orale, anale, fallica e genitale, ma considerate in una prospettiva meno biologica e più sociale; inoltre afferma che le risoluzioni a cui si arriva in ciascuna fase non sono necessariamente permanenti: le scelte di vita fondamentali influenzano ma non determinano il modo in cui le persone affrontano e cercano di risolvere ciascuna singola crisi.

La personalità si forma attraverso un processo di socializzazione che ha inizio sin dalla nascita. Fin dal momento in cui abbandona il benessere della vita uterina, il bambino è costretto a svolgere una lunga e complessa serie di apprendimenti per cercare di ristabilire, almeno parzialmente, l'equilibrio perduto. Egli deve apprendere a inibire e a controllare l'urgenza delle pulsioni istintive. Deve acquistare la capacità di trasferire l'energia pulsionale da una meta immediata e socialmente non desiderabile, e spesso proibita, a un surrogato che la società ritiene utile (l'insopprimibile bisogno di attività motoria viene organizzato come attività ludica nella scuola materna). Anche la pulsione sessuale si distribuisce in infiniti rivoli di scelte esistenziali che vanno dall'emotività all'amore, all'arte, alla scienza, alla solidarietà umana e civile. Inoltre deve apprendere numerosi schemi d'azione (atteggiamenti emotivi, forme di comportamento adattativo), che costituiscono utili segnali di sicurezza nei rapporti interpersonali (dimostrarsi esultante per un regalo, saltare, piagnucolare per attirare l'attenzione): insomma, l'"Io" assume una struttura personale stabile quando riesce a convertire l'energia pulsionale in strutture (atteggiamenti, disposizioni, comportamenti) psicosociali.