Le teorie

Le teorie del conflitto

Se da un lato condividono col funzionalismo l'idea di totalità dei fenomeni sociali, le teorie del conflitto concepiscono tale totalità non come sistema in equilibrio, bensì come un processo in continua trasformazione, il cui movimento è connesso alle contraddizioni oggettive concrete che emergono dalla realtà sociale. L'unità funzionale fondata sul controllo morale e normativo delle spinte devianti proprie dell'agire individuale, oggetto della teoria funzionalista, nelle prospettive del conflitto viene intesa piuttosto come il risultato provvisorio di un processo storico, nel quale vanno affermandosi di volta in volta determinate strutture materiali (forze e modi di produzione) e determinate forze sociali (classi).

Seppure appartenenti a schieramenti politici differenti, i sociologi del conflitto si rifanno, talvolta condividendone l'orizzonte di riferimento, più spesso su posizioni di revisione critica, quando non addirittura polemica, all'opera di Marx e di Engels e in particolare ai concetti da essi introdotti di struttura e sovrastruttura, lotta di classe e alienazione. Come è noto, Marx ed Engels ritenevano che la struttura della società sia costituita dai rapporti economici tra le classi, a loro volta in relazione dialettica a causa del possesso o meno dei mezzi di produzione. I sistemi culturali, ideologici e istituzionali derivano da questi rapporti e vengono pertanto indicati col termine di sovrastruttura. La società umana è così concepita come scenario di una lotta tra le classi, talvolta manifesta altre volte sotterranea.

Tra i tanti autori riconducibili alla teoria del conflitto ricordiamo Georg Simmel (secondo il quale il conflitto porta all'integrazione sociale poiché acuisce il senso dei confini e contribuisce all'identità del gruppo, provocando la centralizzazione del gruppo e la ricerca di alleati), e più recentemente Gerhard Lenski, Randall Collins, Alain Touraine e Ralf Dahrendorf.

Dahrendorf ha rielaborato la teoria marxiana sostenendo che all'interno dei gruppi stratificati, anche nelle società socialiste, le differenze di maggior rilievo non sono quelle tra proprietari dei mezzi di produzione e proletari, ma quelle tra impiegati e lavoratori manuali e tra gruppi simili. Dahrendorf definisce le classi come determinate da fattori politici, e in particolare dall'ineguale distribuzione dell'autorità. La società, da questo punto di vista, viene mantenuta insieme non da valori condivisi, ma dalla forza e dalla coercizione.

Nell'analisi azionistica elaborata da Alain Touraine rivestono invece un ruolo di primo piano i movimenti sociali, ritenuti ambiti strategici in seno ai quali nascono e si esplicitano i nuovi valori: all'interno dei movimenti sociali e tramite essi gli "attori" innovatori e quelli conservatori organizzano la loro azione e cercano di influenzare la storia sociale.

I principali presupposti della teoria contemporanea del conflitto possono essere così sintetizzati:

-il cambiamento, il conflitto e la coercizione sono gli elementi fondamentali per comprendere le società;

-lastruttura sociale si basa sul dominio di alcuni gruppi da parte di altri;

-ciascun gruppo sociale è accomunato da una serie di interessi di cui può essere o meno consapevole;

-quando gli individui diventano consapevoli dei loro interessi comuni possono diventare una classe sociale;

-l'intensità del conflitto di classe dipende dalla presenza di determinate condizioni politiche e sociali (come
la possibilità di formare libere associazioni), dalla distribuzione dell'autorità e delle ricompense, nonché dal
grado di apertura del sistema delle classi.