Il Sacro Romano Impero germanico e gli Svevi

Federico I di Svevia

Alla morte di Enrico V di Franconia (1125), la Germania entrò in un periodo di crisi: per trent'anni fu lacerata dalla lotta tra due opposte fazioni, una guidata dai duchi di Baviera o Guelfi (dal nome del capostipite della casa di Baviera, Guelfo), l'altra dai duchi di Svevia o Ghibellini (dal fatto che gli Svevi erano stati signori del castello di Waiblingen). Con l'elezione a re di Germania di Federico I di Svevia (soprannominato Barbarossa), figlio di un ghibellino e di una guelfa, i contrasti si calmarono: al cugino Enrico il Leone Federico riconobbe la signoria su due vaste regioni, la Sassonia e la Baviera, e cercò di pacificare il paese opponendo la sua autorità alle numerose forze disgregatrici. Dopo il riordinamento della Germania Federico si volse all'Italia dove si propose di richiamare all'ordine anche i Comuni. In Italia vi erano però forze d'opposizione molto difficili da battere: i Comuni stessi, soprattutto quello di Milano, il Papato e il Regno normanno. Nel 1154, il sovrano, deciso a imporre il rispetto della propria autorità, varcò le Alpi con un contingente di cavalieri. Tutti i maggiori signori feudali italiani (marchesi del Monferrato, conti di Savoia, vescovo di Trento ecc.) lo attendevano come restauratore dell'ordine sconvolto dai Comuni; anche il papa ne chiedeva l'intervento per cercare di domare la ribellione dei Romani che, capeggiati dal monaco Arnaldo da Brescia, avevano costituito un libero Comune. In una prima Dieta tenuta a Roncaglia (presso Piacenza) nel 1154 Federico informò i rappresentanti dei Comuni di voler insediare in ogni città un podestà da lui nominato. Giunto a Roma fece catturare Arnaldo (che finì sul rogo come eretico) e papa Adriano IV lo incoronò imperatore. Sceso nuovamente in Italia nel 1158, convocò un'altra Dieta a Roncaglia alla quale convennero vescovi, abati, feudatari laici, rappresentanti dei Comuni e i maggiori giuristi dell'Università di Bologna. Federico ebbe riconosciute legittime le sue rivendicazioni e furono definiti i diritti (o regalia) spettanti al sovrano: l'emanazione delle leggi, la nomina dei magistrati, la coniazione delle monete, l'imposizione di tasse e l'armamento dell'esercito, tutti diritti che i Comuni avevano usurpato e dovevano quindi restituire. Questa restituzione fu ordinata con la Constitutio de regalibus (Costituzione delle regalìe), mentre con la Costituzione per la pace fu vietata ogni guerra privata e il costituirsi di qualsiasi associazione. Crema e Milano si ribellarono ma furono distrutte dal Barbarossa (Crema nel 1160 e Milano nel 1162), aiutato dalle truppe dei Comuni di Como, Lodi, Cremona, Pavia e Novara. Nel frattempo cresceva anche la tensione con la Chiesa per la tendenza dell'imperatore a nominare i vescovi e a considerarsi superiore al papa. Una prima reazione era avvenuta con la Dieta di Besançon (1157) in cui erano stati ribaditi i principi dottrinali su cui si fondava il primato pontificio. Quando nel 1159 fu eletto papa Alessandro III, Federico gli oppose un antipapa, Vittore IV, suscitando l'opposizione di Francia, Spagna e Inghilterra (che appoggiavano Alessandro III) e di tutti i Comuni italiani. La resistenza dei Comuni alle imposizioni imperiali sfociò nella costituzione della Lega Lombarda, una Lega difensiva che comprendeva 36 città del Veneto e della Lombardia. Il papa, i Normanni e i Bizantini si unirono ai Comuni. Lo scontro avvenne a Legnano il 29 magg. 1176 e si risolse con la vittoria dei Comuni. Federico riconobbe come papa Alessandro III e nel 1183 stipulò la Pace di Costanza con i Comuni ai quali concesse molte delle regalìe di cui godevano, ma riservandosi il diritto di convalidare l'elezione di magistrati, consoli e podestà. Nel frattempo in Germania, nel 1180, l'imperatore aveva tolto il Ducato di Baviera a Enrico il Leone. Nel 1186 fece sposare il figlio Enrico VI con Costanza d'Altavilla, erede al trono normanno. Morì nel 1190 mentre partecipava alla III crociata. Nel 1189 era morto anche il sovrano normanno Guglielmo II (padre di Costanza); Enrico VI si trovò quindi ad avere nelle sue mani il trono di Germania e quello di Sicilia. Nel 1191 fu incoronato imperatore a Roma; sul trono di Sicilia riuscì a salire però solo dopo la morte di Tancredi di Lecce (che era stato eletto re dalla feudalità normanna), nel 1194. Il sogno di Enrico VI di formare un unico grande Regno che andasse dal mare del Nord a quello di Sicilia fu reso vano dalla sua precoce morte nel 1197.