Umanesimo e Rinascimento

La riscoperta dell'antichità

L'aspetto più importante della nascente cultura fu la nuova concezione che si ebbe dell'uomo e la valutazione che si fece della sua personalità e delle sue attività. Valori quali l'intelligenza, la bellezza, la fama, la ricchezza furono tutti riscoperti in una prospettiva individualistica. Tutto questo alla luce di una speciale rilettura naturalistica del mondo antico. Il termine Umanesimo ha origine dall'espressione latina humanae litterae con la quale si indica la letteratura che ha per oggetto l'uomo e la sua formazione spirituale e morale. Secondo l'umanista Leonardo Bruni lo studio delle cose riguardanti l'uomo poteva aiutare l'uomo stesso a perfezionarsi e a diventare più capace di un'armonica convivenza con i suoi simili. La realizzazione dell'uomo poteva avvenire anche durante la sua vita terrestre, senza per questo svalutare quella ultraterrena. I classici latini nel Medioevo erano stati sì studiati, ma sempre con l'intento di adattarli alla concezione religiosa della vita e di cogliere in essi i segni premonitori della civiltà cristiana. In periodo rinascimentale invece la rilettura dei classici ebbe un nuovo scopo: si cercò innanzitutto di restituire i testi antichi alla loro forma originaria, sia dal punto di vista contenutistico che stilistico e si cercò di riscoprirne i valori morali e intellettuali per poterli confrontare con quelli attuali. I tempi moderni furono così intesi come un ritorno al passato, come una “rinascita” e nacque parallelamente il concetto di “media età” (il Medioevo) per indicare il periodo di tempo compreso tra l'età antica e quella contemporanea. Il recupero degli antichi fu un recupero critico, in cui ci si preoccupò anche di problemi stilistici e grammaticali e si sentì la necessità di imitare l'esempio degli antichi. Nacque il concetto rinascimentale di imitazione, cioè la conoscenza della humanitas che è in ogni uomo attraverso lo studio e l'emulazione, seguendone l'esempio e il procedimento, delle opere dei classici. Non ci si limitò comunque a leggere i testi antichi già a disposizione, ma se ne andarono a cercare di nuovi, e alle opere latine si affiancarono quelle greche portate in Occidente dai dotti bizantini fuggiti da Costantinopoli per l'avanzata dei Turchi (fra questi si ricordano Giorgio Gemisto Pletone, Costantino Lascaris e Giovanni Aurispa). L'Umanesimo inventò il metodo critico di approccio ai testi: furono controllati commentatori e testi commentati, cercando di giungere al senso genuino del testo, segnalando le distorsioni interpretative che poteva aver subito nel corso dei tempi. Questa cultura così legata al libro non escluse però l'uomo dalla vita civile; grandi umanisti quali Coluccio Salutati, Leonardo Bruni, Lorenzo Valla, Leon Battista Alberti, Giovanni Pontano esaltarono l'impegno dell'uomo nelle attività terrene e furono essi stessi impegnati nella vita politica.