Il secondo dopoguerra

Le democrazie popolari, gli inizi della "guerra fredda" e la Germania

L'Unione Sovietica uscì dalla guerra stremata; in condizioni anche peggiori versavano i paesi dell'Est europeo compresi nella sua sfera d'influenza. In URSS la ricostruzione fu attuata secondo i metodi di Stalin; questi, mentre si preoccupava di rifondare la struttura economica interna, intervenne in politica estera per favorire l'istituzione di democrazie popolari, cioè comuniste, nelle nazioni satelliti: Polonia (1947), Ungheria (1947), Romania (1947). In Cecoslovacchia tale metamorfosi avvenne con più difficoltà solo nel 1948 (colpo di Praga) e in Jugoslavia, dove il potere era nelle mani del leader comunista Tito (Josip Broz, 1892-1980), in modo anomalo (Tito fu condannato nel 1948 dai sovietici come deviazionista). Per questi motivi e per il rifiuto dei principi del piano Marshall, i rapporti tra mondo socialista e sistema capitalistico si incrinarono: per volontà delle parti, tra i due blocchi calò la cortina di ferro (espressione coniata da Churchill il 5 mar. '46). La “guerra fredda” era ormai un dato di fatto.

In base agli accordi tra le potenze, la Germania (occupata a occidente dagli eserciti francese, inglese e statunitense; a oriente dall’Armata Rossa) avrebbe dovuto essere denazificata, demilitarizzata, democratizzata e sottoposta a un processo di riforma dell’assetto economico. Ciò avvenne in un clima di contrasti crescenti tra Est e Ovest (le due parti collaborarono solo durante il processo di Norimberga contro i criminali di guerra nazisti, novembre 1945-ottobre ’46). Anche la capitale Berlino era divisa: l’Ovest era controllato dai Franco-Anglo-Americani, l’Est dai Sovietici. Quando si approfondirono i contrasti con i comunisti, gli Occidentali stabilirono di federare gli 11 lander tedeschi da essi controllati in un governo indipendente influenzato dall’ovest: nacque così la Repubblica Federale Tedesca (RFT, legge fondamentale di Bonn, maggio ’49). La risposta sovietica si concretò nel varo di un governo comunista a Est, nell’ottobre dello stesso anno: la Repubblica Democratica Tedesca (RDT).