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Castro e il comunismo a Cuba

Fidel Castro fu l'artefice del passaggio al comunismo nell'isola di Cuba. Contrario al regime di destra di Batista, nel 1953 tentò un assalto alla caserma Moncada di Santiago de Cuba per conquistare i mezzi per la lotta armata contro il dittatore: il piano fallì e Castro fu arrestato. Amnistiato nel '55 si trasferì negli USA e in Messico. Con un pugno di uomini sbarcò a Cuba il 2 dic. 1956: dopo aspri combattimenti, Fidel e pochi superstiti (tra cui il fratello Raul e il medico argentino Che Guevara) si installò nella Sierra Maestra da dove diresse, con l'appoggio del popolo cui aveva promesso una seria riforma agraria, la guerriglia contro il regime. L'8 genn. 1959 i ribelli entrarono a L'Avana. Castro prese il governo e per risollevare l'economia adottò provvedimenti che colpirono gli interessi americani: gli USA risposero con sanzioni economiche. Il leader cubano, allora, nazionalizzò i beni di tutte le imprese americane sul suo territorio: era iniziata l'era comunista (nel 1961 nacque il Partido Unico de la Revolucion Socialista). Nel '62 Castro accettò di installare missili nucleari sovietici nell'isola generando tensioni tra USA e URSS.