La Russia dalla Rivoluzione a Stalin

La Rivoluzione di Febbraio

In Russia, nel 1916, le sconfitte di guerra generarono risentimento nella popolazione. Il 10 mar. (25 febb.) 1917 a Pietrogrado si tenne un grande sciopero contro il governo cui si unirono anche i militari chiamati a reprimerlo. Furono liberati i prigionieri politici. Lo zar Nicola II aggiornò la Duma (in cui il blocco liberale era rappresentato dal Partito dei Cadetti), che rispose eleggendo un Comitato (governo) provvisorio proprio mentre, come espressione diretta delle masse popolari, si costituiva il Soviet degli Operai e dei Soldati; il 15 mar. 1917, accordatisi Soviet e Comitato, fu varato un governo presieduto dal principe Georgij E. L'vov di cui faceva parte anche Aleksandr Fëdorovic Kerenskij (1881-1970), appartenente all'ala moderata del movimento socialista rivoluzionario. La sera stessa lo zar abdicò. Numerosi soviet si formarono in tutto il paese, ponendosi come potere parallelo al governo provvisorio. Questi fatti riportarono in patria dall'esilio svizzero Lenin (16 apr.), leader dei bolscevichi, che nelle “Tesi d'aprile” propose la cessazione immediata della guerra, la nazionalizzazione delle banche e della terra e il passaggio del potere ai soviet (cioè la rivoluzione proletaria), in opposizione ai menscevichi che invece appoggiavano la continuazione della guerra e l'instaurazione di un governo democratico borghese, premessa del socialismo. Tra marzo e ottobre si succedettero tre governi provvisori (il primo presieduto da L'vov, gli altri da Kerenskij). La loro azione fu incerta. L'ambiguo Kerenskij, dopo aver contrastato Lenin (che fu costretto alla fuga in Finlandia, accusato di aver fomentato una rivoluzione a Pietrogrado in luglio) e i soviet con ogni mezzo, si rivolse a questi ultimi per fermare un'offensiva contro-rivoluzionaria organizzata dal generale Kornilov (settembre).