Verso nuovi equilibri

La rivolta in Iran, l'ayatollah Khomeini

La rivolta in Iran, l'ayatollah Khomeini. In Iran, lo shah Muhammad Reza negli anni '60 tentò di porre in essere alcuni progetti modernizzatori. La sua opera incontrò, però, l'ostilità dei settori più conservatori della classe politico-religiosa del Paese. Tra questi era Khomeini (ca. 1900-1989), religioso e uomo politico iraniano, profondamente ostile alle novità: ottenuto il titolo di ayatollah, fu arrestato nel 1963 e nel 1964 andò in esilio in Iraq, da dove pose le basi per la rivolu­zione in Iran. Venne espulso dall'Iraq nel 1979, recandosi a Parigi. Lì assistette al crollo della monarchia iraniana per la pressione di manifestazioni popolari stimolate dai suoi scritti. Nel febbraio del 1979 fece trionfale ritorno in patria diventando la massima autorità politica e proclamando l'Iran repubblica isla­mica (1° aprile 1979). L'Iran ebbe una nuova costituzione teo­cratica che fece di Khomeini il leader religioso a vita del Paese. L'ayatollah avviò l'eliminazione fisica delle opposizioni laiche e comuniste, accentuando i caratteri repressivi del suo gover­no a partire dagli anni '80, quando fu attaccato dall'Iraq che intendeva affermare la propria egemonia nella regione. Tale guer­ra terminò grazie a una mediazione dell'ONU nel 1988. Nel 1989, morto Khomeini, gli sono succeduti alla guida spirituale del Pae­se Ali Khamenei, a quella politica il moderato Rafsanjani (fino al 1997). Negli anni '90 il Paese è sprofondato in una grave crisi economica e sociale.