La crisi dell'Impero Romano e l'affermarsi del Cristianesimo

Da Giuliano a Teodosio

Alla morte di Costantino gli succedettero i tre figli Costante, Costanzo e Costantino II. Costanzo, prevalso sui fratelli, scelse come successore Giuliano, il generale che aveva sconfitto gli Alamanni nel 357. Questi, circondatosi di intellettuali e filosofi pagani, cercò di escludere i cristiani dalle cariche dirigenziali e tentò di restaurare il paganesimo (i cristiani lo soprannominarono l'Apostata, cioè il Rinnegatore, poiché aveva abbandonato la religione cristiana). Per acquistare prestigio presso il popolo progettò di eliminare totalmente l'Impero persiano ma morì in battaglia. Verso la fine del IV sec. i Goti, spinti dagli Unni, arrivarono al confine danubiano e chiesero di essere ammessi nell'Impero. Valente, imperatore d'Oriente, accettò, sperando di utilizzarli nell'esercito ma i continui saccheggi nelle regioni imperiali portarono alla guerra. Nel 378 a Adrianopoli, in Tracia, l'esercito romano fu duramente sconfitto. I Goti dilagarono allora in Tracia, saccheggiando e distruggendo. Graziano, già imperatore d'Occidente, rimase sul trono, mentre in Oriente fu eletto imperatore un generale spagnolo, Teodosio (379). Invece di continuare a combattere, Teodosio contrattò la pace, i Goti divennero alleati dell'Impero, sposarono donne romane ed ebbero incarichi dirigenziali. Graziano e Teodosio, nel 380, promulgarono l'Editto di Tessalonica, con il quale il Cristianesimo diventava l'unica religione dell'Impero e veniva cancellata ogni usanza pagana (sacrifici, giochi olimpici, templi).