La fine della Repubblica: il primo e il secondo Triumvirato

La guerra civile e la morte di Cesare

Cesare rimase in Gallia fino al 49 a.C., quando il senato inviò un ultimatum con l'imposizione di abbandonare la provincia. Varcato il Rubicone (il fiume che divideva la Cisalpina dall'Italia), Cesare marciò verso Roma. Era l'inizio della guerra civile. Pompeo, con il senato, fuggì in Oriente cercando di organizzare l'esercito. Lo scontro decisivo avvenne a Farsalo, in Tessaglia (48 a.C.). Cesare ebbe la meglio: Pompeo si rifugiò in Egitto presso Tolomeo XIV, il quale, per ottenere il favore di Cesare, lo fece uccidere a tradimento. Giunto in Egitto, Cesare affidò il trono a Cleopatra, sorella di Tolomeo, della quale era divenuto l'amante. Nel 47 a.C. sconfisse Farnace, figlio di Mitridate; in Africa e in Spagna vinse definitivamente la resistenza dei pompeiani (46-45 a.C.). Tornato a Roma, ormai senza rivali, si dedicò a una serie di riforme economiche e sociali. Console dal 48 a.C. in poi, nel 46 fu nominato dittatore per dieci anni e, all'inizio del 44, dittatore a vita. Tale somma di poteri provocò il risentimento di uomini del suo partito. Alle Idi di marzo (il 15) del 44 a.C., durante una riunione del senato, fu ucciso in una congiura dai repubblicani Bruto e Cassio.