La polis: dalla monarchia alla democrazia

L'evoluzione della polis

La nascita della polis è uno dei problemi più dibattuti dalla storiografia contemporanea. Gli storici attuali tendono a riconoscere già nei poemi omerici le prime tracce di un organizzazione di questo genere. Durante il periodo del Medioevo greco il potere dei sovrani era andato via via indebolendosi ed erano emersi i nobili che li affiancavano, gli áristoi (i “migliori”), da cui il termine aristocrazia (“governo dei migliori”, che Platone e Aristotele identificheranno con i saggi, i sapienti). La città-Stato nacque dalla loro esigenza di trovare luoghi, diversi dal palazzo reale, dove riunirsi e prendere decisioni governative. Vennero scelti territori in posizioni vantaggiose per il commercio e facilmente difendibili in caso di invasioni. Questi nuovi nuclei urbani comprendevano una parte bassa dove risiedeva il popolo e una più elevata, l'acropoli, sede della classe dirigente. Grande importanza aveva l'agorà, la piazza dove si svolgeva il mercato e dove i cittadini si incontravano per trattare affari e per partecipare alle assemblee. Vennero inoltre costruiti templi, sede del culto, e tribunali.

La polis nella colonizzazione: la Magna Grecia. Un deciso incremento della popolazione complessiva originò contrasti sociali relativi al fabbisogno di terre, dando impulso, tra il 750 e il 650 a.C., alla nuova colonizzazione. Le poleis greche fondarono quindi una serie di insediamenti (apoikìaisulle coste del Mediterraneo. Gli abitanti di Lesbo, della Focide e di Megara fondarono colonie sull'Ellesponto, in Asia Minore e sul Bosforo (Bisanzio). Gli abitanti di Calcide colonizzarono la costa meridionale della Macedonia che da allora si chiamò Penisola Calcidica e alcune città dell'Italia meridionale (Cuma, Napoli, Reggio) e della Sicilia (Messina, Milazzo, Catania). La popolazione di Corinto fondò colonie sulla costa Adriatica (Corfù, Ambracia ed Epidamno) e in Sicilia (Siracusa, Agrigento, Selinunte). I Milesi, gli abitanti della fiorente Mileto, fondarono diverse colonie tra cui Abido, sullo stretto dei Dardanelli, Sìnope e Trapezunte, sulla costa asiatica del Mar Nero, e Nàucrati in Egitto. Le colonie fondate in Italia vengono comunemente fatte rientrare nella denominazione di Magna Grecia. Il termine comparve per la prima volta in un passo di Timeo di Tauromenio, storico greco vissuto in Sicilia nel sec. IV-III a.C., ma rimase piuttosto inusuale per le fonti antiche che di regola chiamavano “italioti” i Greci d'Italia e “sicelioti” quelli di Sicilia. Dai resti di ceramiche e altri materiali si è dedotto che i Greci frequentarono le coste italiane già in età micenea (secc. XVI-XI a.C.). Alla prima metà del sec. VIII a.C. risale l'insediamento sull'isola di Ischia che aprì la prima fase della colonizzazione greca d'Italia. Mentre le città di nuova fondazione originavano a loro volta nuovi insediamenti, le popolazioni indigene venivano cacciate o ridotte a forza-lavoro dipendente.

Dall'aristocrazia alla tirannide. Il commercio e la colonizzazione avevano intaccato il monopolio fenicio e diffuso un'economia monetaria che comportò l'ascesa di nuove classi benestanti che non erano di origine nobile. Alcune città acquisirono una supremazia regionale: Atene in Attica, Argo nell'Argolide e Sparta in Laconia. L'ascesa di queste nuove classi fu favorita anche dalla riforma dell'esercito. Nel VII sec. a.C. venne adottata la falange oplitica, uno schieramento formato da alcune file di fanti (opliti) che avanzavano a piedi, armati di lancia e spada e protetti da scudo e corazza. Poiché anche queste nuove classi arricchite potevano permettersi queste armature, la preponderanza dei nobili (di solito inquadrati nella cavalleria) nell'esercito cominciò a venire meno. Il malcontento del popolo, soprattutto dei contadini, poveri e oppressi dai debiti, favorì l'ascesa di uomini politici di queste nuove classi, che, in cambio dell'appoggio popolare, promettevano riforme. Presero così il potere, imponendosi spesso con la forza, i tiranni (650 a.C. a Corinto; 510 a.C. ad Atene), da cui il termine tirannide (governo autocratico e assoluto). In questo periodo divenne sempre più frequente la redazione di legislazioni scritte.

Dalla tirannide alla democrazia. Le tirannidi rappresentarono generalmente periodi di prosperità, pace e crescita culturale. I tiranni che vivevano in corti sfarzose si assunsero la protezione di diversi artisti, poeti, pittori ecc. Il popolo aveva però preso coscienza della sua forza e dell'importanza del suo appoggio alla classe dirigente. Con il V sec. a.C. quasi ovunque le tirannidi risultarono sostituite da governi oligarchici (oligarchia significa “governo di pochi”, genericamente distinti dalla moltitudine) o democratici (democrazia è la forma di governo in cui la somma del potere viene riconosciuta al popolo). Nei secc. V-IV a.C. l'assetto della polis si era ormai assestato in due modelli canonici. Da un lato le democrazie, dove tutti i cittadini, indipendentemente dal censo, avevano accesso all'assemblea primaria e al consiglio, i cui membri erano eletti o sorteggiati. Dall'altro le aristocrazie, dove i membri del consiglio ristretto erano cooptati e in genere rimanevano in carica a vita. L'opposizione tra queste due forme di governo fu tale che la Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) finì per essere uno scontro tra poleis democratiche, schierate con Atene, e poleis oligarchico-aristocratiche, alleate con Sparta.

L'età ellenistica e il tramonto della polis. L'età ellenistica vide il tramonto della polis come entità politica autonoma. Schiacciate dal superiore peso militare delle monarchie, le poleis vennero progressivamente assorbite dai Regni ellenistici e dal dominio romano al cui interno sopravvissero solo come unità amministrative, custodi di quell'eredità culturale e politica che il mondo romano aveva adottato.