Le Guerre persiane

Il conflitto

La rivolta delle città ioniche fu capeggiata da Aristagora, tiranno di Mileto, che confidava nell'aiuto degli stati greci. Solo Atene ed Eretria intervennero con un piccolo corpo di spedizione, ma la potenza persiana riuscì ad avere la meglio. Dopo la rivolta, nel 492 a.C., Dario inviò contro Atene ed Eretria una spedizione punitiva che ebbe esito negativo.

La prima spedizione persiana e la battaglia di Maratona. In seguito Dario invitò le città-Stato greche a sottomettersi a lui, minacciando di portare loro guerra. Quasi tutte le città, tra cui Tebe, accettarono la richiesta. Atene, decisa l'alleanza con Sparta, affidò il comando dell'esercito allo stratega Milziade. Nella primavera del 490 a.C. Dario portò la guerra in Grecia. I Persiani dapprima ebbero la meglio, sottomettendo le Cicladi e la città di Eretria nell'Eubea. Sbarcati a Maratona, però, dopo essersi accampati, si videro venire incontro le truppe di Milziade che avevano chiesto aiuto a Sparta. Quando i Persiani seppero che si era mosso anche l'esercito spartano, attaccarono gli Ateniesi che non si lasciarono sorprendere e a loro volta contrattaccarono, portando a termine vittoriosamente la battaglia. Il generale persiano Dati pensò di attaccare Atene, sguarnita, con la flotta, ma Milziade fece in tempo a riportare indietro l'esercito e a sventare l'attacco. Dopo aver liberato le Cicladi, Milziade ottenne l'incarico di una spedizione navale che però fallì. Tornato in patria, venne denunciato dai suoi avversari politici con l'accusa di aver tradito il popolo e, incarcerato, morì per le ferite riportate durante un combattimento.

La seconda spedizione. Alla morte di Dario, il figlio Serse iniziò i preparativi per una nuova spedizione. Organizzò un esercito di circa 200 000 soldati e oltre 700 navi. Nel frattempo anche Atene aveva rafforzato la potenza militare. Temistocle, arconte nel 483 a.C., fortificò il Pireo e fece costruire una nuova flotta. Tutta la Grecia era preoccupata dei preparativi di Serse; Atene e Sparta riconfermarono la loro alleanza e, con altre 29 città-Stato, costituirono la Lega panellenica nel 480 a.C. Il comando dell'esercito fu affidato allo spartano Leonida. Nella primavera del 480 Serse si mosse puntando velocemente verso Atene. L'esercito greco lo aspettava alle Termopili. Leonida, in attesa di rinforzi, riuscì a resistere per breve tempo, poi, vistosi sopraffatto, mandò indietro molti dei suoi uomini e rimase a combattere strenuamente con meno di mille soldati, fino alla sconfitta. Questo sacrificio ritardò l'avanzata dei Persiani e rafforzò la volontà di combattere dei Greci. Temistocle ottenne che Atene fosse sgombrata, fece riparare il popolo sull'isola di Salamina e lasciò che la città fosse devastata. Si preparò però a difendere la Grecia con la flotta, appostata davanti al Pireo. La flotta persiana cercò di penetrare in questo braccio di mare ma le navi greche, più agili, ebbero la meglio. Serse si ritirò ma programmò una nuova invasione per l'anno seguente. Nel 479 a.C., però, l'esercito persiano che era rimasto in Tessaglia fu sconfitto a Platea dal re spartano Pausania. La flotta greca, invece, sconfisse contemporaneamente quella persiana a Micale, liberando le isole egee.

La ripresa del conflitto. Dopo la vittoria sui Persiani, tornarono a manifestarsi in Grecia le rivalità tra le fazioni democratiche capeggiate da Atene e conservatrici sostenute da Sparta. Quando Sparta, avendo allontanato Pausania per il suo atteggiamento autoritario, rinunciò al comando della flotta della Lega panellenica, Temistocle ne approfittò per per proporsi quale suo ammiraglio. Nel 477 a.C. assunse anche la guida della Lega navale attica che venne detta delio-attica. Temistocle condusse una politica antispartana, appoggiando le rivolte di alcune città, ribelli alle antiche alleanze con Sparta, e accordandosi con i Persiani per un periodo di tregua. L'opposizione interna riuscì però a esercitare l'ostracismo nei confronti di Temistocle, il quale morì esule presso la corte del re persiano. Ad Atene gli subentrò Cimone, figlio di Milziade, favorevole alla pace con Sparta. Egli riprese anche la guerra contro i Persiani, liberando la Tracia meridionale (470 a.C.). Internamente, non era gradita la politica moderata e filo-spartana di Cimone; guadagnava sempre più consenso il democratico radicale Pericle. In seguito a una insurrezione della Messenia, Cimone inviò aiuti a Sparta, ma questa dopo pochi mesi rimandò a casa i soldati ateniesi. Cimone fu colpito dall'ostracismo. Nel 460 a.C. salì al potere Pericle. Questi riprese le ostilità con la Persia, richiamando Cimone dall'esilio e affidandogli il comando della flotta. Nonostante la morte del loro comandante, gli Ateniesi riportarono una grande vittoria a Salamina Ciprica nel 449 a.C. Ci si avviò così finalmente alla pace le cui trattative furono condotte dall'ateniese Callia (Pace di Callia nel 449 a.C.).

Le sorti dell'Impero persiano dopo la sconfitta. Persa la lunghissima battaglia con la Grecia, l'Impero persiano conobbe la crescente crisi del potere centrale e la debolezza dell'economia. Sopravvisse fino a quando non fece la sua avanzata Alessandro Magno, con il grande esercito macedone. La Persia perse la sua indipendenza politica e si avviò un processo di simbiosi con il mondo greco.