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Carthago delenda est

Roma e Cartagine erano diventate rivali dopo anni di intesa e di alleanze, quando Roma, dopo le ripetute vittorie contro i popoli dell'Italia e contro Pirro, cominciò a mal tollerare il dominio cartaginese sulla Sicilia e sul Mediterraneo. La lotta si fece spietata e un profondo odio crebbe negli animi di entrambi i popoli. Così Amilcare fece giurare al figlio Annibale, ancora fanciullo, etemo odio contro i Romani; la stessa cosa giurò il senatore Marco Porcio Catone a Roma. Egli, nonostante avesse criticato duramente i dispendiosi preparativi di Publio Scipione in Sicilia per organizzare lo sbarco in Africa, vedeva la potenza cartaginese come una nemica eterna di Roma, una rivale da distruggere: “Carthago delenda est” (Cartagine deve essere distrutta) fu il motto con cui espresse le sue convinzioni. La spietatezza contro Cartagine costituì un'eccezione nel pensiero politico di Catone. Egli, infatti, consigliò sempre ai Romani prudenza e moderazione nel trattare i popoli sottomessi. La rivalità con Cartagine fu invece più forte di ogni virtù umanitaria, di quella “humanitas” che sola faceva grande l'uomo, mentre il suo contrario non faceva altro che corrompere i costumi.