Ceruti, Giàcomo, detto il Pitocchétto
pittore italiano (Milano 1698-1767). Le scarse notizie biografiche e documentarie si riferiscono alla sua attività di pittore di pale sacre (parrocchiali di Gandino e Artogne, 1734; Chiesa del Santo a Padova, 1737; chiese padovane delle Francescane, di S. Rosa, di S. Lucia), che certamente non costituiscono la produzione più significativa dell'artista. Interessante invece è quella parte di attività, sulla quale maggiormente ha fatto perno la recente puntualizzazione critica, che si riferisce ai brillantissimi e numerosi ritratti (Giovanni Maria Fenaroli, 1724; Attilio Lampugnani Visconti, 1757) prevalentemente conservati in collezioni private della Lombardia, che si innestano con coerenza nel filone lombardo del ritratto naturalista qual era venuto svolgendosi dal Moroni al Ceresa, al Ghislandi. Accanto alla ritrattistica sono da porre le scene di genere, le nature morte, i ritratti di popolani (Mendicante, Brescia, collezione privata; I due pitocchi, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo; La Vecchia e il Bulo, Nigoline, collezione privata), i soldati, i contadini, le lavandaie del ciclo eseguito per i Fenaroli di Corneto (Padernello, collezione Salvadego), in cui i caratteri di umana partecipazione alla vita del popolo e il tono piano e privo d'enfasi trovano riscontro nella tradizione della pittura bresciana (Savoldo, Romanino). Al Ceruti sono stati attribuiti gli affreschi dello scalone di palazzo Grassi a Venezia.