J-STARS
sigla dell'inglese Joint Surveillance and Target Attack Radar System, sistema radar congiunto di sorveglianza e attacco obiettivi. Programma avviato dall'Aeronautica statunitense nel maggio 1983 per potenziare la capacità di vedere e seguire eventuali forze nemiche impegnate in una massiccia offensiva terrestre, anche al buio e in sfavorevoli condizioni meteorologiche. Come piattaforma sono stati scelti i quadrireattori Boeing 707/300 modificati con l'applicazione di un radome protettivo a forma di canoa, lungo 12 m, nella parte inferiore della fusoliera, in posizione disassata sulla sinistra, in cui è alloggiata l'antenna del radar, di tipo phased-array a osservazione laterale stabilizzata in rollio. Il radar è un sistema a scansione elettronica in azimut e meccanica in elevazione, che può essere utilizzato in vari modi. In quello WAS/MTI (Wide Area Surveillance/Moving Target Indicator, sorveglianza di una vasta area/indicatore di bersaglio mobile), il radar copre una superficie di 50.000 km² fino a distanze dell'ordine di 200-250 km; gli schermi hanno la capacità di rappresentare oltre un migliaio di bersagli in movimento, dalle jeep ai battelli fluviali, a elicotteri o aerei in movimento a velocità bassa, indicati da punti gialli. Nel modo di ricerca a settori può essere ingrandita una zona per definire con maggiore precisione i bersagli al suo interno e nell'eventualità che questi si fermino, è possibile passare al modo SAR (Synthetic Aperture Radar, radar ad apertura sintetica), che consente di ottenere delle immagini quasi fotografiche di settori di 434 km. La potenza del radar permette anche di riconoscere i veicoli e i particolari del terreno circostante da distanze nell'ordine dei 150-175 km. I rilevamenti radar possono essere sovraimpressi a una cartografia digitale contenuta nei computer dell'aereo; infine, le immagini possono essere immagazzinate e successivamente recuperate per un'analisi più approfondita. Le prestazioni del J-STARS nei test preliminari furono così convincenti che venne deciso di distogliere dai collaudi di sviluppo i due prototipi per schierarli in Arabia Saudita durante la guerra del Golfo del 1991. Nel corso di quella guerra l'E 8A Joint STARS si dimostrò capace di portare efficacemente a termine missioni di sorveglianza del terreno, di gestione della battaglia e di designazione dei bersagli. In seguito sono stati condotti programmi di ricerca e sperimentazione per potenziare le capacità di missione fondamentali e comprendere anche le modalità TMD/CMT (Theatre Missile Defence/Critical Moving Targets, difesa contro i missili di teatro/bersagli in movimento critici), SEAD (Suppression of Enemy Air Defence, soppressione della difesa aerea nemica), BDA (Bomb Damage Assessment, valutazione dei danni da bombardamento), di designazione dei bersagli OTH (Over The Horizon, oltre l'orizzonte) e di identificazione in combattimento. Il J-STARS ha rivoluzionato la conduzione delle operazioni militari perché ha offerto a chi ne usufruisce la possibilità di eliminare la copertura dell'oscurità, osservando in tempo reale i movimenti delle truppe amiche e nemiche su una vasta porzione di territorio, anche in condizioni di scarsa visibilità. Un altro pregio del J-STARS è quello di non essere un sistema intrusivo: può infatti operare mantenendosi a notevole distanza, superiore a 200 km, dalle zone “calde”. Le capacità di scoperta e di controllo costante offerte dal J-STARS lo rendono prezioso anche in caso di gestione di crisi e di mantenimento e imposizione della pace, come si è verificato per esempio nel controllo del territorio bosniaco durante la crisi successiva allo smembramento della ex Iugoslavia.