Lèmno
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Isola greca (475,6 km²) del Mar Egeo , tra la penisola di Monte Santo e l'estremità nordoccidentale dell'Anatolia, amministrativamente compresa nel nomós di Lesbo. Montuosa (430 m), ha coste alte e frastagliate, che a S si articolano nel profondo golfo di Moúdros. Agricoltura (cereali, vite, olivo), pesca e allevamento. Centro principale è Mýrina (5406 ab., stima 2005). In greco, Lemnos.
Lemno. Veduta di Mirina e delle mura sul lato sud-est .
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Storia
Abitata secondo Omero dai Sinti, popolazione della Tracia, l'isola avrebbe preso il suo nome (quello primitivo era Aithalia) da una dea, assimilabile alla Gran Madre asiatica. Molte leggende greche sono collegate a Lemno. A Mósychlos, dove Giove aveva scagliato dall'Olimpo Efesto, era il santuario del dio col fuoco sempre acceso; a Lemno ebbe luogo uno dei crimini più crudeli del mito greco, quello delle donne Lemnie, che uccisero tutti i maschi dell'isola, adulti o bambini. Secondo gli storici greci, Lemno in età preistorica fu sede di una ricca civiltà documentata da diversi centri abitati tra cui Poliochni, che si inquadra in quella del precoce bronzo anatolico ed è vicina a quella di Troia (materiali al Museo di Mýrina). Per gli storici antichi Lemno era abitata dai Pelasgi o Tirreni, pirati famosi, considerati affini agli Etruschi (la lingua della stele etruscoide di Kaminia sembra vicina a quella frigia); le città principali erano Efestia e Mýrina. Nel sec. VI a. C. l'isola fu sottomessa e colonizzata da Atene, cui rimase legata – salvo brevi intervalli – sino alla conquista romana. Caduta sotto i Bizantini, Lemno passò a Venezia (1207) al tempo della IV Crociata; i Turchi la conquistarono nel 1479; alla fine delle guerre balcaniche (1913) passò alla Grecia. Oltre agli scavi italiani di Poliochni ed Efestia sono importanti quelli del grande santuario tirrenico dei Cabiri (Kabirion) rifatto in età ellenistica in località Chloe a NE di Efestia.