Rollins, “Sonny”
(Theodore Walter). Sassofonista e compositore jazz statunitense (New York 1930); al secolo Theodore Walter Rollins. Ha esordito adolescente (1948) coi grandi del bebop (Bud Powell, Miles Davis, J. J. Johnson), rivelando una sonorità di enorme potenza e una travolgente sicurezza, fusione degli influssi di Coleman Hawkins e Charlie Parker. Ben presto si ritirò (1954), poi tornò in scena entrando nel quintetto di M. Roach e Clifford Brown, che con lui divenne il gruppo-simbolo dell'hard bop. Improvvisatore fluente, ardito, zigzagante, beffardo, amò scegliere canzoncine melense e strapazzarle con furia. Scomparso Brown (1956) rimase con Roach, incidendo diversi dischi, e indicando al jazz la via di un solismo dagli ampi ed elaborati sviluppi; la Freedom Suite (1958) ne fu il vertice. La crescita di J. Coltrane e Ornette Coleman gli pose nuovi dubbi; ne seguì un secondo ritiro (1959-61). Rientrò con The Bridge (1962), rivelando uno stile nuovo, pacato, spezzettato, rotto da inquietanti silenzi e misteriosi sibili. Tale accostamento al free jazz sfociò nel grandioso East Broadway Run Down (1966), opera enigmatica e scontrosa quanto il suo creatore, che, quasi intimorito dalla sua stessa audacia, si ritirò ancora. Tornato in scena (1970), Rollins ha adottato colori e ritmi rock, senza che il suo trascendentale solismo ne sia stato toccato. Imperterrito, si è spesso scelto accompagnatori anonimi, per lanciarsi in vulcaniche concioni, talora condotte a ritmo di calypso (St. Thomas). In Soloscope (1985), ubriacante monologo, le idee di tutta la sua carriera sono buttate all'aria e giocosamente rimescolate. Da tempo la statura di Rollins come maestro dell' improvvisazione jazz non è più in dubbio. Tuttavia la sua indole contraddittoria si riflette nella sua opera, che appare costellata di vette eccelse, alternate a incertezze e silenzi.