Simms, William Gilmore
Indicenarratore e letterato statunitense (Charleston, South Carolina, 1806-1870). Considerato da taluni critici l'equivalente sudista di J. F. Cooper, ammirato da E. A. Poe per il vigore e l'immaginazione, Simms era dotato di una prodigiosa capacità produttiva che gli permise di scrivere 82 volumi tra romanzi, raccolte poetiche, biografie, drammi, opere storiche. Simms iniziò la sua carriera letteraria collaborando a giornali e riviste della sua città natale. Esordì come romanziere nel 1833 con Martin Faber, studio psicologico di un criminale, derivato da W. Godwin e Ch. B. Brown, cui fecero seguito i primi romanzi della "frontiera": Guy Rivers (1834) e The Yemassee (1835), considerato il suo capolavoro, che descrive la distruzione di una tribù indiana a opera dei bianchi. Simms continuò a scrivere attivamente, pubblicando tra l'altro The partisan (1835; Il partigiano), Mellichampe (1836) e The Kinsmen (1841; I parenti). Sudista convinto, Simms difese lo schiavismo, nel quale vedeva lo strumento per salvare la qualità essenziale del Sud. Negli anni successivi compilò una storia e una geografia della Carolina del Sud e scrisse una serie di biografie di personaggi tipici del Sud. Dopo il 1842 la produzione narrativa di Simms subì un rallentamento, anche se i romanzi pubblicati in tale periodo ebbero a volte un discreto valore, come Woodcraft (1854; Arte del legno), Charlemont (1856) e The Cassique of Kiawah (1856; Il cacicco di Kiawah). Rovinato anche finanziariamente dalla guerra civile, Simms curò il volume The War Poetry of the South (1867; La poesia di guerra del Sud), si dedicò sempre più intensamente al giornalismo e pubblicò a puntate alcuni romanzi di scarso valore. I temi prediletti da Simms, spesso affrontati in una prospettiva romantica, sono la vita di frontiera, i rapporti tra bianchi e indiani, lo scontro tra la cosiddetta civiltà e il mondo primitivo. L'interesse, anche folcloristico, dell'ambientazione locale compensa in parte la rappresentazione convenzionale dei personaggi e la sciattezza del linguaggio, nutrito di forme dialettali.
Bibliografia
F. G. Gozzini, W. G. Simms e “The Yemassee”, in “Studi Americani”, 13, 1967; M. Fulton, William Gilmore Simms: His Life and Times, New York, 1978.