Sologub, Fëdor
pseudonimo del narratore e poeta russo Fëdor Kuzmič Teternikov (Pietroburgo, 1863-1927). Tra i principali esponenti della prima generazione simbolista, pubblicò alcune raccolte di versi in cui si nota l'influsso di P. Verlaine, che Sologub tradusse con grande maestria. Le due più significative, Il cerchio ardente (1908) e Il grande scampanìo (1921), presentano una cupa visione del mondo, dominato da Satana, e della morte come liberazione da ogni bassezza. Sologub ebbe anche un notevole successo come autore dei drammi Vittoria della morte (1908), Danze notturne (1910) e L'amore sopra i precipizi (1914), messi in scena da V. Mejerchold ed N. Evreinov, ma diede il meglio di sé nei romanzi, fin dal primo, Sogni angosciosi (1896), fortemente autobiografico, e nei racconti i cui protagonisti sono bambini suicidi. La morte, gli elementi fantastici, esotici e grotteschi sono i tipici strumenti di Sologub, simbolista e decadentista dallo stile limpido ed equilibrato. Tra la vasta produzione narrativa spiccano L'aculeo della morte (1904) e Il demone meschino (1905), considerato il suo miglior romanzo: ambientato in una piccola città di provincia, segue la linea gogoliana, distinguendosi per la semplicità della trama e per la fusione di elementi reali e fantastico-grotteschi. Ispirati alla stessa visione disperata della vita sono i romanzi Più dolce del veleno (1908) e L'esorcista dei serpenti (1921), mentre il vasto romanzo La leggenda che si va creando (1914) è un'utopia secondo il modello decadente-simbolista: Tripodov, un superuomo satanico, poeta e pedagogo, combatte vittoriosamente contro le bassezze del mondo grazie ai suoi sogni e alla sua arte.